Cosmorama: “Terra alla Luce del Sole”, il loro nuovo singolo, è un atto di denuncia e di amore per la “Terra dei Fuochi”

E’ online “Terra alla Luce del Sole” il nuovo singolo della rock band salentina Cosmorama, che ha alle spalle due album ed un nuovo EP in arrivo (per Trees Records).

Il brano, registrato e mixato da Enzo Siani presso PM Records, è un atto di accusa attraverso cui la band denuncia lo sfruttamento di una terra, la Campania, che viene privata della sua meravigliosa bellezza e sottoposta allo scempio delle proprie risorse: l’aria, infatti, diventa irrespirabile e trafigge i polmoni di chi la inala, i detriti prodotti dai rifiuti ricoprono il suolo, mentre il percolato ristagna prima di inquinare l’acqua di falda. E nonostante lo stato delle cose sia inequivocabile, c’è chi ancora prova a mistificare la realtà, descrivendo la regione come “una terra alla luce del sole”.

I Cosmorama utilizzano però questo nuovo singolo come uno slogan che invita ribellione “…voglio una terra alla luce del sole…”, rivolto al popolo della “Terra dei Fuochi”, affinché esso possa trovare la forza di combattere nello “spirito di verità” a cui anela ogni essere umano.
La volontà è, più in generale, quella di denunciare gli squilibri della società moderna, la crisi dell’individuo e la reificazione dei rapporti umani e di provare a capovolgere determinati paradigmi attraverso un processo di liberazione che coinvolga la coscienza di una collettività tratta in inganno e lasciata deliberatamente al torpore.

Il videoclip, di fortissimo impatto, è stato girato dal regista Guglielmo Lipari per Skratch Fab e si sviluppa all’interno di una stanza asettica, completamente rivestita di bianco. Una donna dai capelli rossi tiene tra le mani sporche di sangue un grande polmone che respira, mostrandocelo come se volesse offrircelo. A lei continuano ad alternarsi immagini di paesaggi deturpati, violati, bruciati, ridotti a discariche a cielo aperto, un cielo ormai nero di fumi tossici. Questa alternanza ci porta a creare empatia e similitudine tra i due ambienti. La stanza bianca, infatti, rappresenta la terra non ancora deturpata, mentre la donna vestita di bianco è Madre Natura. La donna tiene tra le mani un polmone sanguinante che sta ad indicare lo stato di sofferenza di un territorio che, nonostante tutto, è ancora vivo. Quando arriviamo quasi alla fine della denuncia musicale, ci viene mostrato un vero e proprio trip mentale della donna in bianco (che in fin dei conti è anche quello dello spettatore), che le permette di assumere una diversa e nuova consapevolezza dell’Io. Ed è a questo punto che, nella stanza asettica, compare un uomo mascherato, seduto ad un tavolo; egli osserva il succulento polmone su un vassoio d’argento e lo inizia a divorare con voracità ed avidità, causando un forte senso di disgusto. La donna resta nella stanza priva di voce e la sua immagine appare in sovraimpressione con foto diagnostiche, relative alle patologie da cui sono affette le persone che vivono nella terra dei fuochi. Sembra essere arrivati già alla fine ed invece la musica cresce nuovamente e con essa ritorna la denuncia. La donna riprendere in mano lo stesso polmone che, però, stavolta è bruciato e si incenerisce fino a sgretolarsi e a ridursi in terra. Madre Natura ha dunque mostrato gli orrori; adesso tocca al genere umano ripercorrere la via della redenzione.

Skratch Fab si è avvalsa degli archivi pubblici online che documentano la problematica riguardante la “Terra dei Fuochi” e soprattutto dei contributi di Lumière & Co., Tfilm Produzioni, Rogerio Editore, Fanpage e Videoinformazione. In particolare, per la realizzazione dell’opera, sono state usate immagini estratte da: “Biùtiful Cauntri”, documentario di Esmeralda Calabria, Andrea D’Ambrosio e Peppe Ruggiero; “The Land of Fires”, documentario di Luca Bellino e Silvia Luzi ed “Ogni singolo giorno”, documentario di Thomas Wild Turolo e Ornella Esposito.

 

Si ringrazia come sempre lo Staff di BTL Produzioni per la collaborazione.

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