Bluedaze: “Orientare lo sguardo verso un solo quadrante geografico significa perdersi molto”

Ieri abbiamo avuto il piacere di intervistare i Bluedaze, band di Varese che ha esordito nel cuore della quarantena con “Hodad” (termine che in sostanza indica un surfista che dice di saper surfare, ma in realtà non proprio), un primo singolo che descrive questa timida estate che stiamo vivendo. Il loro è un genere che si muove tra l’indie-rock e psichedelia.

Ieri abbiamo avuto il piacere di scambiare quattro chiacchiere con loro; di seguito, la nostra intervista.

Bluedaze – Intervista.

Ciao ragazzi e grazie per questa intervista! Sbaglio, o i gruppi che usano l’inglese e che si rifanno alla scena internazionale sono in aumento? E voi, siete più attenti a quello che sta succedendo in Italia o a quello che c’è fuori?

Ciao e grazie a voi! No,probabilmente non sbagli! E’ che da tutto il mondo – Italia compresa -, arrivano giornalmente artisti, dischi e canzoni di altissima qualità. Orientare lo sguardo verso un solo quadrante geografico significa perdersi molto.

Qualcosa che vi piace particolarmente e che vi mette tutti d’accordo?

La risposta seria è Big Thief. Quella serissima è Lou Bega.

Avete esordito in quarantena, com’è andata?

E’ un’ottima domanda, che non potrà avere un’altrettanto ottima risposta, dal momento che non abbiamo termini di paragone per valutare se esordire in quel periodo sia stata una mossa furba o kamikaze. Sicuramente ci è mancato (e ci manca ancora) moltissimo non poter andare in giro a suonare.

Numerosi artisti in questo periodo hanno fatto dirette e altre iniziative in giro, avete partecipato anche voi a qualcuna di queste? Avete visto qualcosa di particolarmente interessante? Ci fate qualche esempio?

No, non abbiamo partecipato a queste iniziative, anche se ne abbiamo seguite alcune. Lodevole quella della Latteria Molloy, che tramite i concerti in streaming ha potuto sostenere l’ospedale di Brescia. Abbiamo volato altissimo con il video di “Mr. Motivator” degli Idles, realizzato con clip dei fan che facevano workout in quarantena. Bello il live in studio dei Parcels, molto bello anche quello di Erykah Badu (solo per citarne un paio). Ci siamo anche fatti fare delle playlist personalizzate sul sito dei khruangbin!

Martino Cuman vi ha influenzato o avevate le idee chiare anche prima di incontrarlo?

Prima di incontrare Martino pensavamo di avere le idee chiare, in verità non era vero per nulla. O forse le avevamo chiare veramente e poi Martino ce le ha scombinate tutte. La verità è che non importa, perché ci siamo affidati ad un produttore proprio per confrontarci con una testa diversa dalla nostra che potesse fare la differenza ed aiutarci a trovare la strada giusta da percorrere. Sicuramente ci ha influenzati moltissimo e ne siamo solo felici.

Cosa sta succedendo a Varese? Qualche vostro collega di cui volete parlarci?

A Varese succedono molte cose, ma nessuno ne parla, come in molti altri posti del mondo. E’ il bello ed il brutto della provincia. Segnaliamo sicuramente gli amici Mascara e Brenneke, per gli amanti della musica italiana con una buona dose di ricercatezza sonora. Goldfish Recollection e CitySwell, insieme ai nostri cugini novaresi Keemosabe e Janaki’s Palace per chi ama invece lo psych pop dal sapore internazionale. E poi anche Kung San e The Unsense, gli altri progetti in cui suonano rispettivamente Francesco e Manuel. Ce ne sarebbero molti altri, ma per brevità ci fermiamo qui.

Ultima domanda: quali sono i prossimi step dei Bluedaze?

Nell’attesa di tornare a suonare dal vivo, stiamo lavorando a un po’ di contenuti nuovi. Video, playlist, versioni unplugged. Ah si, stiamo anche scrivendo cose nuove. Si naviga a vista, come tutti, ma nel frattempo ci si diverte parecchio.

 

Si ringraziano i Bluedaze e, come sempre, l’Ufficio Stampa Conza.

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