Kublai: “Voglio portare i miei ascoltatori ad immergersi nei miei brani, nella mia musica”

Pic by Simone Pezzolati

Ieri abbiamo avuto il piacere di scambiare quattro chiacchiere con Kublai, nome dietro cui si cela Teo Manzo, cantautore e compositore milanese che ha scelto di prendersi il nome di Kublai Khan, imperatore cinese erede di Gengis Khan, morto suicida nel suo palazzo a causa dell’eccessiva solitudine.

Oggi, venerdì 04 Dicembre, è uscito il suo primo omonimo album, scritto e prodotto da ESHLA, anticipato dal singolo “Orfano e Creatore” (video qui), che si porta dentro, nelle 9 tracce che lo compongono, questo mare di sensazioni in chiave alternative rock.

Ne abbiamo parlato direttamente con lui; di seguito, quanto ci ha raccontato.

Kublai – Intervista.

Ciao e grazie per questa chiacchierata. Dove si incontrano la storia di Kublai e la tua personale?

Ciao, grazie a voi! Ho una mia personale versione di questa figura, un incrocio tra il personaggio storico e quello letterario: l’imperatore Kublai deve fare i conti con la grandezza del nonno Gengis Khan e, per trovare la sua strada, “corrompe” i costumi della tradizione nomade mongola, mescolandoli con quelli, più sofisticati, della limitrofa cultura cinese. Lo immagino, per questo, avversato dai rivali politici ed ho per lui una grande simpatia. Si tratta di una versione romanzata, ovvio, ma l’idea dell’imperatore curioso, che ascolta i racconti di Marco Polo, mi riporta all’infanzia e ad una dimensione favolistica, in cui sono molto a mio agio.

Come mai la scelta di introdurci al disco con “Orfano e Creatore”?

La scelta del singolo è dovuta al mio amico regista Riccardo, scomparso tre anni fa. L’idea di realizzare un videoclip su questo brano fu sua, io mi sono limitato a portare a termine quanto avevamo iniziato insieme, per ricordarlo a me stesso, più che agli altri.

In che senso Kublai è un disco dialogico?

Nel senso che la voce che risuona nel disco non è rivolta verso l‘esterno, ma verso l’interno, in direzione di un altro personaggio contenuto in esso. Ciò non vuole essere una chiusura all’ascoltatore, bensì un incentivo ad entrare fisicamente nell’album, ad immergersi, a prendervi parte.

Hai voglia di parlarci dei tuoi altri progetti paralleli, oltre Kublai?

In questo periodo, data l’emergenza sanitaria, sono tutti fermi. Prima della pandemia, ero in tour con De André 2.0, un progetto che mi ha dato molte soddisfazioni, ma che abbiamo dovuto sospendere. In generale, amo scrivere versi e cantare, ovunque vi sia l’occasione di fare l’una o l’altra cosa, non mi tiro indietro.

Chi è il bambino in copertina e perché quest’immagine riassume il disco?

Il bimbo sono io, ma non ho scelto quella foto per questo. Ho voluto enfatizzare l’idea di un nuovo inizio, la nascita di un progetto che credo avrà molti altri capitoli, sempre all’insegna del dialogo e della collaborazione con altri musicisti.

Facciamo una petizione per reintegrare il termine Cipango per indicare il Giappone?

Dimmi dove firmare!

 

Si ringraziano Kublai e, come sempre, l’Ufficio Stampa Conza.

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