Ylyne: “L’idea di realizzare l’album Odd Dance Music, nasce da un semplice gioco di parole, ma esprime in qualche modo il voler miscelare la mia anima Pop con quella di sperimentatore sonoro e formale”

Pic by Silvana Soffia

Ieri abbiamo avuto il piacere di scambiare quattro chiacchiere con Ylyne, pseudonimo con cui è conosciuto Frank Martino quando si immedesima nel suo alter ego elettronico.

La musica di Ylyne è molto particolare, tanto da meritarsi l’affiliazione ad un genere tutto suo: il cosiddetto ODM, Odd Dance Music, genere che viene descritto come una musica che “parte dalla base di suoni della musica Dance, Trap e Glitch, amalgamati con armonie storte e tempi dispari a formare un sound Odd”, in contrapposizione ai più noti EDM ed IDM.

Ylyne ha appena pubblicato il suo nuovo singolo “Dub Sickle” (feat. Frank Martino); di seguito, la nostra intervista.

Ylyne – Intervista.

Ciao Frank, grazie per questa chiacchierata. È appena uscito il tuo nuovo singolo, “Dub Sickle”, con cui continui il tuo progetto di esplorazione della musica ODM. Ci racconteresti meglio com’è nata l’idea di questo genere e come lo si potrebbe spiegare ad un non addetto ai lavori?

Ciao e grazie a voi! L’idea di realizzare l’album “Odd Dance Music”, nasce da un semplice gioco di parole con i miei amici nerd, ma esprime in qualche modo il voler miscelare la mia anima “Pop” con quella di sperimentatore sonoro e formale. Dunque, in questo periodo ho realizzato una serie di brani che contengono una forte anima Dance, nel ritmo e nei suoni, con strutture spesso ossessive e ripetitive, ma con “storture formali” tipiche di altri generi musicali come il Jazz od il Progressive. La cosa in realtà non è pianificata scientificamente a tavolino, anzi: forse la vera follia è che mi venga naturale scrivere così?

Cosa significa il titolo del brano “Dub Sickle”?

Non sono molto bravo a spiegare i titoli ed in realtà faccio di tutto per complicarli in ermetismo. Diciamo che il dub è il mood che sentivo in quel momento e che spesso mi ispira per la composizione delle linee di basso; la falce (sickle) è uno dei simboli della mia città natale, dove mi trovavo quando ho improntato il beat del brano e luogo con cui ho un rapporto di amore-odio molto conflittuale.

Che tipo di sensazioni e di emozioni ricercavi durante la composizione del brano?

Difficile dirlo in termini esatti, ma credo che per usare il linguaggio del film Inside Out, sia stato come se Gioia, Tristezza, Rabbia, Paura e Disgusto si picchiassero selvaggiamente in un fight dub.

“Dub Sickle” è il tuo terzo singolo appartenente al filone ODM. Che tipo di evoluzione prevedi per questo tuo sound nei prossimi mesi?

L’album è in gran parte già pronto, ma la modalità di pubblicazione per singoli lascia spazio a possibili modifiche in corsa, cosa che amo fare. Probabilmente manterrò un sound “bassoso e dubbeggiante”, a cui aggiungerò dei feat. vocali, ma ancora è tutto da definire.

Fuori dall’Elettronica, sei anche uno stimato musicista Jazz. Credi che il mondo del Jazz e dell’Elettronica siano due facce molto diverse della tua personalità, o ci sono più punti in comune fra i due generi di quanto non si possa pensare a prima vista?

Ho sempre integrato le influenze dell’Elettronica all’interno del mio modo di suonare la chitarra nel Jazz: il Jazz, sebbene spesso visto come un ambiente snob, in realtà credo sia attualmente l’unico ambito in cui possa esistere un pubblico davvero disposto ad accettare e, spesso apprezzare, una contaminazione sonora e stilistica a livelli così forti. Ovviamente esistono tante contraddizioni e conservatorismi, però sono molto felice di essere parte di quell’ambiente in cui, comunque, mi sento libero di sperimentare, senza necessariamente dover incasellare la mia musica in scelte di genere.

Come si traducono i tuoi brani dal vivo? Che tipo di esperienza è rispetto ad ascoltarseli in cuffia?

Il live è totalmente diverso dalla musica in studio. La musica in studio, anche se contiene sezioni improvvisate, ha una precisione formale e tecnica curata nei minimi dettagli, che sono anche il bello del genere. Dal vivo, posso decidere l’andamento musicale più liberamente, in base al contesto in cui mi trovo: mi capita di strutturare i brani in modo più schematico, di improvvisare un set totalmente, o di mischiare entrambi gli approcci. In live utilizzo una decina di synth, drum machine e campionatori che controllo in tempo reale con dei sequencer; questo ovviamente fa perdere tantissimi dettagli del brano in versione studio, ma fornisce una forte pasta sonora durante il concerto e permette di alterare liberamente ogni cosa da un momento all’altro. Tutto ciò si traduce in una “botta” che difficilmente si ottiene se tutto è pre-programmato, a meno che non si faccia DJ set, che segue altre logiche. L’aggiunta dei visuals curati da LSKA, in sync con i miei strumenti, contribuisce tantissimo alla creazione dell’esperienza del concerto, che anche per questo motivo è totalmente diversa dall’ascolto in cuffia.

Ultima domanda: progetti per il futuro?

Al momento la difficoltà di suonare dal vivo è determinante, purtroppo: dunque, oltre a Ylyne, mi sto dedicando molto alla composizione ed alla progettazione di nuova musica con il mio gruppo, i Disorgan.

 

Si ringraziano Ylyne e, come sempre, l’Ufficio Stampa Conza.

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