Francesco Savini: “Il mio primo singolo lo ritengo uno strumento per far riflettere questa generazione, la mia, svogliata ma con delle potenzialità enormi”

Francesco Savini è un progetto nuovissimo e già molto interessante.

Il suo singolo d’esordio, “Maratoneti“, è uscito lo scorso 07 Ottobre (distr. Artist First): una canzone che prende dall’indie tanto quanto dal rock, risultando un brano al passo con i tempi, ma anche molto suonato, sicuramente carico da sentire dal vivo full band. Nel brano, Francesco racconta con i suoi occhi una generazione, la sua, presa tra indolenza, voglia di vivere ed ennui, noia metropolitana. Dopo aver aperto ad Edda al Circolo Arci Bellezza di Milano, con il suo set acustico, abbiamo avuto il piacere di scambiare quattro chiacchiere con lui; di seguito, la nostra intervista.

Francesco Savini – Intervista.

Ciao Francesco, grazie per questa chiachcierata. Hai appena pubblicato il tuo primo singolo, “Maratoneti”. Ci racconti il tuo processo di avvicinamento alla musica?

Ciao ragazzi e grazie a voi! Ho iniziato a suonare la chitarra quando avevo otto anni e solo verso i tredici a cantare. Sono sempre stato molto vicino alla musica perché vengo da una famiglia che mi ha permesso di coltivarla sin dall’infanzia. Ricordo che la prima canzone che imparai fu “Il gatto e la volpe” di Edoardo Bennato, ma quando ho scoperto la chitarra elettrica, mi sono subito spostato sul rock americano.

Cosa ti ha spinto a scrivere questo singolo?

Sono una persona molto pensierosa ed ero sul tram numero 5 all’altezza della Stazione Centrale di Milano. Ho iniziato a pensare a quanto siamo svogliati noi giovani, naturalmente me compreso ed a quante volte mi sia lamentato di essere stanco dopo una giornata di totale nullafacenza. Così ho preso il telefono e ho cominciato ad appuntarmi il testo di “Maratoneti” sulle Note. Non la ritengo una critica, ma uno strumento per far riflettere questa generazione svogliata ma con delle potenzialità enormi.

Nella canzone si sentono influenze indie, ma si tratta di un brano anche piuttosto rock e suonato. Come descriveresti il tuo sound attuale o quello a cui aspiri?

Adoro la musica dal vivo e vorrei che le mie canzoni mantenessero quel tipo di sound. Non mi sentirei felice se qualcuno ascoltasse i brani su Spotify e dicesse “figo! Mi piacerebbe sentirlo dal vivo” e poi dal vivo restasse deluso. Credo che gli strumenti reali come batteria, basso e chitarra possano regalarci ancora tante emozioni.

La canzone si apre con una strofa parlata in cui dici “Dicono che i viaggi valgano più dei libri, e dicono che i libri valgano più di molte vite e dicono che una vita valga più di ogni cosa. E c’è chi la vive, ma non è mai uscito di casa”. Ci spieghi meglio questo passaggio?

La prima frase di “Maratoneti” l’ho scritta in modo molto spontaneo e mi piaceva mantenere quella spontaneità anche nella canzone. Cosa c’è di più spontaneo che dirla come la si direbbe ad un amico? Che poi, tra l’altro, è stata registrata con il registratore di un iPhone insieme al mio chitarrista, mentre eravamo in pausa dalle prove in un bar. Stavo pensando al mio vecchio compagno di stanza che non usciva praticamente mai di casa ed alle frasi che invece si dicono riguardo ai viaggi; così è uscita questa frase.

Che ragazzo è Francesco Savini al di là dell’aspetto musicale? Come trascorri il tempo libero e cosa fai nella vita?

La musica occupa le mie giornate dato che è la mia materia di studio; sono prossimo alla Laurea Triennale in Canto Pop, quindi, ora più che mai, occupa tutta la mia giornata. Solitamente nel tempo libero mi piace molto praticare lo sport, soprattutto il calcio ed il tennis e la sera passarla con gli amici. Durante la quarantena ho scoperto Call of Duty: Warzone sulla Playstation che mi ha aiutato a rendere la situazione meno amara.

Di recente hai fatto il tuo primo concerto post-quarantena in apertura ad Edda al Circolo Arci Bellezza di Milano. Ci racconti com’è andata e com’è stato tornare a suonare?

È stata una situazione molto particolare e non saprei come descriverla. Solitamente il pre-concerto lo affronto in modo del tutto sereno, brindando con i miei musicisti e caricandomi per lo spettacolo. Questa volta, all’Arci Bellezza, mi sono sentito quindicenne, come se fosse il mio primo concerto: avevo la tremarella, paura di non piacere, ansia da prestazione e balbettavo. I presenti potranno confermarlo. Erano sensazioni che non provavo più da anni. Non suonavo da davvero molto tempo e tornare a farlo mi ha fatto sentire rinato. Sarà un concerto che sicuramente ricorderò. Ringrazio ancora di cuore Alberto dell’Arci Bellezza ed Edda per l’occasione che mi hanno dato!

Cosa possiamo aspettarci dopo “Maratoneti”?

“Maratoneti” è stata scritta un anno e mezzo fa e con tutte le cose che sono successe mi sembra che sia un punto di arrivo, ma non è così. È solo l’inizio. Ho una voglia matta di farvi sentire le cose nuove che sto scrivendo e che scriverò!

 

Si ringraziano Francesco Savini e, come sempre, l’Ufficio Stampa Conza.

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