Luca Eri: “Apocalisse, il mio nuovo singolo, è il tentativo di rispondere alla domanda: che ne sarà del nostro amore, il giorno della fine del mondo?”

Pic by Antonio Ghelardi

Ieri abbiamo avuto il piacere di scambiare quattro chiacchiere con Luca Eri, che oggi, mercoledì 28 Ottobre, ha pubblicato il suo nuovo singolo, “Apocalisse“.

Un brano che vi scatenerà i pensieri più folli, quelli che si hanno alla fine di tutto, alla fine del mondo, scanditi dal timbro di voce più particolare che troverete nella scena del pop underground. Un nuovo capitolo per il cantautore di Roma (che muove tra indie-rock, cantautorato e venature elettroniche), che nasce per dare risposta alla domanda: “Cosa resterà del nostro amore, il giorno della fine del mondo?”. La risposta? “Non un’ombra, ma sicuramente qualcosa che viene dalla luce”.

Di seguito, quanto ci ha raccontato.

Luca Eri – Intervista.

Insegnante di filosofia, cantautore. Quante vite ci sono nella vita di Luca Eri?

Io sono abbastanza convinto ci sia la reincarnazione, quindi devo averne già vissute molte, di vite: però sono stato un tipo che nel corso di questa vita non è mai stato troppo fedele a se stesso, sono cambiato più volte ed, a tratti, vivo più vite in una. Però invidio che riesce a vivere una vita sola e si sente pure in pace.

Come nasce il tuo nuovo singolo, “Apocalisse” e cosa vuoi raccontare con questo brano?

“Apocalisse” nasce prendendo la chitarra e cominciando a cantare qualche frase che mi era venuta in mente, già incastonata nel suo ritmo e nella sua melodia. Solitamente scrivo i pezzi fino al primo ritornello, spesso senza sapere bene di cosa stia parlando: poi rileggo il teso a mente fredda, dopo qualche giorno e comincio a capire cosa volessi dire. Quel che è certo è che “Apocalisse” è il tentativo di rispondere alla domanda: “che ne sarà del nostro amore, il giorno della fine del mondo?”

A chi dice che c’è più musica che ascoltatori, cosa rispondiamo?

La ritengo davvero una questione complessa e trovo difficile risponderti in poche righe: quel che è evidente è che per quasi tutte le forme di arte, oramai, vale questo discorso.

In qualche modo, ascoltandoti, questa “Apocalisse” sembra che abbia anche dei risvolti positivi, no? Quali? E se fosse tutto una metafora di questo 2020?

“Apocalisse”, in realtà, è stata scritta a Settembre dell’anno scorso e sinceramente non so se si sia trattato di una forma di preveggenza (ride). Il caso ha poi voluto che ogni volta che ci siamo visti per lavorare su questo pezzo, il tempo non è stato dei migliori: pioggia, vento, freddo, mai una giornata di sole. Certo, ora vorrei evitare di passare come lo iettatore di turno, e allora sì: in realtà c’è un mezzo lieto fine. Mezzo, però: altrimenti avrei raccontato solo una favola dove tutti poi, eccetto i cattivi, avrebbero continuato a vivere felici e contenti.

Dove ti vedremo non appena si potrà suonare dal vivo?

Il mio sogno è il Palalottomatica. La realtà, per ora, è che mi chiuderò a preparare l’album che dovrebbe uscire il prossimo anno, poi capirò dove e come esibirmi live.

E dopo l’”Apocalisse”, cosa c’è?

Un nuovo mondo, in trepidante attesa di una nuova apocalisse. Che poi è la fine ad essere più importante del percorso stesso, no?

 

Si ringraziano Luca Eri e, come sempre, l’Ufficio Stampa Conza.

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