Stefano Bruno: “Artisti come Pink Floyd e David Bowie ci dimostrano che il lato oscuro può brillare più del sole. In Italia e nel mondo, i tempi ed i linguaggi cambiano ed evolvono di continuo, come la cultura e la musica. Lo dirà la storia ciò che resta e ciò che passa”

Ieri abbiamo scambiato quattro chiacchiere con Stefano Bruno, cantautore milanese che tra tematiche intimiste e melodie sfacciatamente pop, è arrivato alla pubblicazione del suo nuovo primo album, “Per Le Strade Del Cielo“, disponibile da oggi in tutti gli store digitali; un nuovo capitolo di cui è davvero facile innamorarsi sin dal primo ascolto.

Di seguito, la nostra intervista.

Stefano Bruno – Intervista.

Ciao Stefano, grazie mille per aver accettato quest’intervista. Come sei arrivato alla pubblicazione di “Per Le Strade Del Cielo”, cosa c’era prima e cosa ci sarà dopo?

Ciao, grazie a voi per l’opportunità e per questa finestra che mi avete concesso! “Per Le Strade Del Cielo” non è solo un disco, ma rappresenta la fase di un percorso di vita. Sembra scontato, però il primo passo è stato quello di accettare me stesso. Per la pubblicazione ci sono voluti pazienza, lavoro e sacrifici e persino una pandemia globale a ricordarmi che ogni arte è figlia del suo tempo. Avrei preferito un momento migliore, ma la sensazione che potesse finire tutto all’improvviso così, da un momento all’altro senza aver fatto niente, ha innescato in me quell’urgenza comunicativa di voler pubblicare. Etichetta o non etichetta, non potevo più aspettare. Facendo musica inedita ho sempre avuto il desiderio di condividere e far conoscere alle persone la mia musica ed il mio mondo, poiché è il mio modo per esprimermi e comunicare le mie emozioni. Prima però bisognava rispettare quei requisiti di qualità e professionalità. Ora che ci sono i requisiti, mancano invece le occasioni e le condizioni. Sicuramente posso rispondervi rispetto a cosa c’era prima ed a cosa c’è adesso. Prima c’era un ragazzo timido, insicuro ed impacciato, con tanti sogni in tasca e delle idee confuse. Adesso invece c’è un uomo riservato, ma con maggiore autostima, più consapevole e maturo, con la curiosità di allora ma con una visione più ampia delle cose e della musica. Su quello che ci sarà dopo, non mi è dato saperlo.

Se proprio dovessimo etichettare il disco con un genere, quale sarebbe?

Non amo le etichette, ma se proprio proprio devo etichettare l’album con un genere, di sicuro si parla di pop senza tanti fronzoli. Un pop dalle atmosfere retrò che strizza l’occhio più verso atmosfere rock, la new wave, il cantautorato e la musica etnica. Per adesso non sono in programma reggaeton o tormentoni estivi, ma chissà dove mi condurranno le strade del cielo.

In che modo ti hanno influenzato, musicalmente parlando, band come Pink Floyd e David Bowie? Possiamo riconoscere qualche traccia di questi (od altri “classici” che ti vengono in mente e che hanno fatto parte della tua formazione) nel tuo disco?

Le esperienze sonore arrivano prima rispetto alle esperienze sessuali. Ci sono brani che danno le sensazioni che provi durante un orgasmo. La stessa cosa avviene quando canto e quando suono, quando c’è feeling con le persone che suonano con me e tutto sembra perfettamente allineato e in sintonia. La prima volta che ho sentito “Shine On You Crazy Diamond” dei Pink Floyd sullo stereo, mi sembrava di volare. E questo succede ogni volta che la risento; che sia nella mia stanza, in auto o ad una fiera di vinili. 13 minuti e 31 secondi che ho il piacere di riascoltare sempre ed in cui non sento l’esigenza di skippare, oppure la noia che mi fa chiedere quando arriva la prossima canzone?
Restando sempre ai Pink Floyd, “The Dark Side Of The Moon” è uno dei miei album preferiti. Uno degli album che mi ha segnato e stregato per quello che riguarda i suoni, con canzoni belle e nessuna che abbia l’aspetto di essere un riempitivo. Artisti come Pink Floyd e David Bowie ci dimostrano che il lato oscuro può brillare più del sole. Grazie a questi artisti ne ho scoperti altri che mi hanno influenzato durante il mio percorso. Artisti come Alan Parsons Project, Radiohead, Velvet Underground, Beatles, Depeche Mode o ancora Talking Heads. Senza dimenticare poi le mie radici e la musica italiana.

Come mai, secondo te, in Italia sta spopolando il cantautorato pop, dopo un periodo decisamente più rock (pensiamo agli anni Novanta con Verdena, Marlene Kuntz ed Afterhours)?

In Italia, di cantautori ce ne sono sempre stati e ce ne saranno sempre, finché ci sarà la vita, la speranza, i sogni, nonostante qualcuno cerchi sopprimerli. In fondo anche Cristiano Godano e Manuel Agnelli sono dei cantautori.
E’ difficile e dispendioso in ogni caso, ma in termini logistici, di spazi e di spese è più facile arrangiarsi e spostarsi per una sola persona rispetto che per un gruppo di 4 o 5 persone. A parte rare eccezioni, gli Italiani sono dei chiacchieroni a cui piace parlare e raccontare storie, aneddoti, barzellette basta guardare i politici. Per questo molte canzoni italiane nascono dalla forza delle parole prima che dalla spinta della musica. I tempi ed i linguaggi cambiano ed evolvono di continuo, come la cultura e la musica. Così come negli anni ‘90 era in voga il rock e la sua sottocultura alternative grunge negli Stati Uniti e britpop nel Regno Unito, attualmente vanno di moda l’indie e la trap. Lo dirà la storia ciò che resta e ciò che passa.

Facciamo un gioco? Rifai la tua tracklist con un nuovo ordine?

Colgo una lacrima
Amico mio
Ti lascio stare per le strade del cielo
Italia turrita
Ho cercato il tuo nome
L’aquila
Scrivilo sul mare
Nicaragua

Ultima domanda: Progetti per il futuro?

Nei prossimi mesi uscirà il videoclip di un altro brano del disco. Sto scrivendo altre canzoni e spero di organizzare dei concerti. Mi mancano le emozioni del palco. Perciò spero di condividere presto dal vivo tanta musica e tanta energia, sia con la band che insieme a tutti voi.

Si ringraziano Stefano Bruno e, come sempre, l’Ufficio Stampa Conza.

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