Mike Baker: “Con Una vita come te ho cercato di uscire un po’ dalla comfort zone, facendo trasparire quella leggerezza e quella spensieratezza di cui credo tutti abbiamo bisogno”

E’ disponibile su tutte le piattaforme digitali “Una vita come te“, il nuovo singolo dell’artista italo-cinese Mike Baker, accompagnato dal videoclip ufficiale visibile qui.

Passato per alcune importanti esperienze televisive, tra cui Sanremo Giovani ed il Festival di Castrocaro, Mike sta costruendo, passo dopo passo, una carriera nel panorama musicale italiano.

Con questo nuovo brano, l’artista prova a dare un po’ di positività al periodo post-quarantena, anche se, come tiene a precisare, il testo era stato scritto ben prima di Febbraio.

Ieri abbiamo avuto il piacere di scambiare quattro chiacchiere con Mike; di seguito, la nostra intervista.

Mike Baker – Intervista.

Ciao Mike e grazie per questa intervista. Partiamo dalle basi: da dove arriva il tuo nome, Mike Baker e che cosa ci racconta del tuo progetto?

Ciao ragazzi e grazie a voi! Il mio vero nome è Michele Sechi Huang, diciamo che “Mike” è sempre stato un po’ il mio soprannome sin da piccolo, quindi niente di troppo speciale. Per quanto riguarda “Baker” c’è un piccolo aneddoto dietro. Mia cugina vive in Belgio, fino a qualche anno fa andavo spesso a trovarla con la famiglia, una volta conobbi una sua amica, non parlava italiano quindi comunicavamo con quel poco di tedesco che mi era rimasto, le piacquero alcune canzoni e si affezionò a me, diciamo che divenne una delle mie prime fan. Rimasi in contatto con lei per un periodo, poi, non so per quale motivo o per quale strana ragione, decisi di utilizzare il suo cognome modificandolo in inglese. Stavo cercando qualcosa che completasse il nome e che fosse orecchiabile allo stesso tempo, colsi l’occasione e decisi di renderle omaggio in questo modo.

Di cosa parla “Una vita come te”, il tuo nuovo singolo e perché è la colonna sonora perfetta per questo periodo? Il bambino della copertina sei tu?

“Una vita come te” parla di una doppia situazione parallela, quella di una ragazza immaginaria che vive quotidianamente una vita perfetta, ideale ed irreale e quella di un ragazzo che immagina di vivere una vita simile, la cui realtà è circondata da piccoli sogni che perdono pezzi, dove tutto il mondo si sgretola, ogni certezza viene meno e vorrebbe solamente sentirsi più leggero, vorrebbe solamente “ballare”. Può sembrare la colonna perfetta per questo periodo perché nel testo ci sono alcune frasi che pare siano state scritte apposta con ciò che stiamo vivendo, ovvero la ripresa post lockdown. Nelle strofe ripeto molte volte la parola “riprendiamoci”, ma la verità è che è stata scritta con un’intenzione del tutto diversa: l’ho scritta con un amico a Firenze prima della quarantena, quindi non c’è nessun nesso diretto con la situazione attuale, a differenza del video, dove c’è stata una ricerca ed un’intenzione nel collegare le immagini con il periodo che stiamo vivendo. Il bambino nella copertina si, sono io all’età di tre anni.

In che modo “Una vita come te” è l’inizio di un nuovo percorso?

Con “Una vita come te” ho cercato di uscire un po’ dalla cosiddetta comfort zone, ho cercato di far trasparire quella leggerezza e quella spensieratezza di cui credo tutti abbiamo bisogno, non è una canzone troppo impegnativa, credo sia facile da seguire. Ho provato ad uscire dai soliti schemi mentali che mi pongo quando creo una canzone e mi è servita da allenamento per poter spaziare ancora di più durante il processo creativo.

Com’è il mondo musicale in televisione? Ti piacerebbe partecipare ad un Talent?

Sì, parteciperei molto volentieri ad un talent show, solo a determinate condizioni però. Il mondo televisivo dei Talent ha una potenza grandissima, può darti visibilità e credibilità in pochissimo tempo, ma può togliere molto allo stesso tempo, questa visibilità è un’arma a doppio taglio, si deve far attenzione quando si mette la propria faccia, per questo parteciperei, ma a determinate condizioni.

Che rapporto hai con la popolarità lampo che offrono questi contesti?

Non ho ancora provato questa popolarità-lampo nel vero senso del termine, ma ho già avuto delle situazioni simili. Nel 2019, per esempio, ho avuto la fortuna di passare per ben tre volte in Rai: una con il Festival di Castrocaro e le altre due con Sanremo Giovani. Mi son bastate tre serate per capire quanto una visibilità a livello nazionale possa essere importante. Sono stati dei percorsi corti, quindi la visibilità era proporzionale alla durata del programma; sono sicuro che questa “popolarità-lampo” sia più facile trovarla nei contesti come i talent show, dove c’è un’esposizione più lunga e duratura rispetto ai festival.

Prossimi passi? A quando un album?

Ho in cantiere più di venti canzoni, alcune pronte, altre sempre da definire, ma quando sarà tempo credo che organizzerò una piccola raccolta con alcuni brani già usciti ed alcuni inediti di vecchia data che non sono mai riusciti a uscire. Una volta trovata la quadra, farò uscire l’album nuovo, ma ancora non so quando.

 

Si ringraziano Mike Baker e, come sempre, l’Ufficio Stampa Conza.

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