Pierpaolo Lauriola: “La musica è un’urgenza espressiva che ha un potere catartico e liberatorio”

Pic by Giuseppe Biancofiore

Canzoni scritte sui muri” è il nuovo album di Pierpaolo Lauriola, di cui vi abbiamo parlato in questo articolo.

Poco dopo l’uscita del disco, abbiamo scambiato quattro piacevoli chiacchiere con il cantautore; di seguito, la nostra intervista.

Pierpaolo Lauriola – Intervista.

Ciao Pierpaolo! “Canzoni scritte sui muri” è il tuo terzo album (più una raccolta di b-sides). Ti senti un veterano o prigioniero di quella mentalità tutta italiana per cui si è “emergenti” per sempre?

Nei confronti del popolo mainstream sono emergente, come musicista un veterano.

Da quali storie e riflessioni nasce “Canzoni scritte sui muri”?

Questo disco nasce da un’importante esperienza che ho fatto all’interno del carcere minorile Beccaria a sostegno dei detenuti, in uno speciale concerto che ha visto il loro coinvolgimento. È sui muri che spesso si scrivono le dichiarazioni di protesta, le dichiarazioni d’amore, le riflessioni sulla vita. In questo disco c’è molto del mio modo di essere. Le storie narrate hanno origine nella quotidianità, sono storie urgenti, di tutti.

Hai scelto di presentare il disco con “Scudo e riparo”, un singolo, accompagnato dal videoclip, che parla di lavoro e precariato. Perché questa scelta?

Ho deciso di affrontare questa tematica perché il lavoro e la sua perdita sono dei grandi temi irrisolti della nostra società e coinvolgono tutti direttamente: o perché interessa qualcuno attorno a noi, o perché ci troviamo ad affrontare le difficoltà della vita precaria. Possiamo diventare “scudo e riparo” gli uni degli altri, per proteggerci dalle difficoltà che la vita ci porta ad affrontare.

Hai già un’idea su quale sarà il prossimo singolo?

Uno dei videoclip a cui stiamo lavorando è “Da uomo a padre”. Se ci piacerà il risultato, ve lo faremo vedere dopo l’estate.

Cosa pensi del ruolo del musicista nella società di oggi?

La musica per me è un’urgenza espressiva che ha un potere catartico e liberatorio. Il ruolo del musicista nella società è fondamentale, soprattutto in quei casi in cui il racconto di quello che stiamo vivendo diventa un messaggio nella bottiglia per le future generazioni. In Italia il mestiere del musicista è costantemente mortificato, così tanto da venire spesso declassato a hobby a cui dedicare il tempo libero.

Di questo si è molto parlato nell’ultimo tragico periodo di emergenza sanitaria. Tu non sei stato tra quelli che hanno fatto moltissime dirette durante i giorni di isolamento. Come mai?

Ti rispondo con una frase di una canzone del disco: “In quei giorni giocavamo a segnare il confine tra chi credevamo di essere e chi eravamo davvero”

Risposta diretta e chiarissima! Un’ultima domanda Pierpaolo: quale sarà il primo concerto che vorresti fare quando si potrà ufficialmente ricominciare con gli spettacoli dal vivo?

Sto cercando di organizzare nei dettagli il concerto che porterà sul palco “Canzoni scritte sui muri”. Sarà un contenitore fatto di musica, che coinvolgerà altri artisti. Tutte le canzoni avranno un arrangiamento che sarà arricchito dalla band che mi accompagnerà. Vorrei che fosse un’esperienza che aggiungesse valore al disco, un po’ come è successo in passato tra la PFM e De André, o quello che ha rappresentato per Bob Dylan l’esperienza del Rolling Thunder Revue. Non vedo l’ora di farvelo ascoltare.

 

Si ringrazia Pierpaolo Lauriola e, come sempre, l’Ufficio Stampa Level Up.

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