Ottodix: domani esce “Entaglement”, il suo nuovo album

Domani, venerdì 27 Marzo, esce “Entaglement”, il nuovo album di Ottodix, un’operazione artistica multidisciplinare a cavallo tra musica, divulgazione e arti visive.

Alessandro Zannier aka Ottodix è un artista poliedrico che da circa un ventennio si muove con disinvoltura tra musica, arti visive e letteratura. A distanza di tre anni dal suo ultimo lavoro discografico “Micromega”, l’artista trevigiano torna sulle scene con il suo settimo concept album dal titolo “Entanglement“, pubblicato da Discipline Records e coprodotto artisticamente dal fidato Flavio Ferri (Delta V).

Se il precedente “Micromega” rappresentava un viaggio dalle micro particelle ai sistemi di universi attraverso canzoni ispirate alla fisica, all’astronomia e alla filosofia (il progetto è tuttora in scena nei teatri e nei luoghi d’arte), con “Entanglement” si intraprende un viaggio alla Jules Verne intorno al pianeta Terra, ai suoi mari e ai suoi continenti alla ricerca di quelle connessioni (o meglio “intrecci”… entanglement, appunto) spesso invisibili che legano uomini, animali e cose.

Il titolo dell’album si rifà dunque al fenomeno dell’entanglement quantistico (correlazione quantistica) che mette in relazione fra loro – praticamente in contemporanea – eventi distanti migliaia di chilometri, opponendosi quindi al principio fisico della località dei sitemi secondo cui oggetti distanti non possano influenzarsi tra loro in tempo zero. Esiste una rete che ci connette tutti e che mette in relazione le cose egli avvenimenti. Il mondo, mai come oggi, è un intreccio fitto di relazioni, connessioni e rotte. La vita si sposta, i semi, le piante, gli animali e l’uomo migrano da sempre e gli eventi sono tutti in stretta correlazione.

Ottodix parte in viaggio alla scoperta di questi fili invisibili, attraversando mari e continenti, toccando anche le isole remote e quelle artificiali come l’isola nel Pacifico creata dai nostri rifiuti (il singolo di lancio “Pacific Trash Vortex“) e con “Entanglement” ci informa dunque che il nostro mondo è connesso, anzi iperconnesso: non solo dal punto di vista della meccanica quantistica, ma in senso molto più ampio, con connessioni tra persone, gruppi sociali, azioni, movimenti. Non possiamo pensare che ciò che accade nella strada sotto casa sia del tutto indipendente da ciò che si manifesta agli antipodi del mondo. Un tema scottante, questo, soprattutto per quanto riguarda le problematiche ecologiche e il riscaldamento globale.

“Entanglement” è dunque un album che ci riguarda individualmente da vicino. Ci ricorda che la storia globale è una sovrapposizione di storie individuali che si intersecano vertiginosamente creando ciò che vediamo; una cosa che è, in ultima analisi, ciò che siamo.

Le 9 canzoni e i 5 intermezzi strumentali presenti nel disco, saranno riproposti integralmente nel nuovo live-show di Ottodix, che si affiancherà al “Micromega show”, ancora in atto. Oltre al live concert (in formazione band + archi ed elettronica), sono previste installazioni, visual, proiezioni su sfera, letture e registrazioni di impressionanti riflessioni in merito, prese da varie epoche. Il tour di “Entanglement” toccherà anche alcune delle isole remote del pianeta.

Prevista inoltre la realizzazione di una performance di improvvisazione a distanza: una trasposizione in musica del concept delle interconnessioni.

Questa, la tracklist del disco:

  1. Permafrost
  2. Europhonia
  3. Mesopotamia
  4. Gengis Khan
  5. Sub Pacifica
  6. Pacific Trash Vortex
  7. Columbus Day
  8. Sub Atlantica
  9. Isole remote
  10. Africa by Night
  11. Sub Indiana
  12. Maori
  13. Antartica
  14. Entanglement

 

Ottodix ci racconta “Entaglement” Track by Track.

Permafrost. Il viaggio per mare parte dai ghiacci non più perenni del circolo polare artico, dove ha inizio il giro di un mondo che si sta sciogliendo velocemente.

Europhonia. “Siamo come gli europei, non ci capiremo mai”. Una lunga difficile storia d’amore impossibile tra chi è diviso su tutto, ma tenta la convivenza in una casa comune, arredandola con una lingua utopistica (l’Esperanto), scambi di idee (Erasmus), libertà di movimento (Inter Rail), per poi chiudersi a riccio come la Svizzera, a difesa dei propri interessi, non appena da fuori soffia aria di tempesta, che tutto muove e tutto cambia.

Mesopotamia. Il viaggio prosegue per terra nella culla di tutte le civiltà occidentali, tra il Tigri e l’Eufrate, dove sono state inventate, conservate o tramandate tutte le più importanti nozioni di scienza, matematica, navigazione, filosofia che ci distinguono oggi, in tempi in cui eravamo invasi dai barbari, mentre Baghdad era la Firenze d’Oriente. Un primo ribaltamento dei punti di vista euro centrici della storia.

Gengis Khan. Via terra, traversando le catene dell’Himalaya, il punto di vista si sposta nell’Estremo Oriente, dove le città oggi sorgono in una notte e le antiche mire di espansione dei grandi imperi alternativi al nostro tornano a invadere il mondo dopo secoli, con nuovi Gengis Khan o nuovi Zang He (il più grande navigatore della storia d’oriente), abbattendo tutti i luoghi comuni dell’Occidente.

Sub Pacifica. Si torna in mare, attraversando il grande Oceano Pacifico, in cui nel silenzio della musica ambientale si avvertono urla e versi di balene, orche e delfini, immersi in un mare che sta gridando di dolore, dall’ inquinamento continuo di Fukushima all’enorme continente di spazzatura, punto di arrivo per una nuova esplorazione.

Pacific Trash Vortex. “E’ il luogo ai limiti del mondo dove scarica la parte bassa della gente”, il gorgo che digerisce e ri sputa la rabbia e l’odio latente dell’uomo-social e dell’ignoranza diffusa e manipolata. Un territorio simbolicamente inquinato da veleni cosparsi ad arte e fake news, una terra vergine di nuovi leader pronti a piantare una bandiera nella spazzatura, autoproclamandosi dittatori del “Pacific Trash Vortex”, nome che dagli anni ’80 si da a una zona di rifiuti grande come la Spagna.

Columbus Day. Attraverso Panama si raggiungono i Caraibi, dove arrivò Colombo, e con lui i primi coloni europei, preti, banditi e fuggiaschi, che depredarono territori e sterminarono popolazioni creando una società che con una mano prega Dio e con l’altra spara per farsi largo e cercare una rivalsa. Dal Nord al Sud America, un brano diviso in due parti, due facce della stessa medaglia, in cui l’Europa specchia ancora la parte più selvaggia di sé.

Sub Atlantica. Dopo la frenesia, i conflitti e le urla di Europa, Asia e Americhe, si affronta l’Atlantico esausti e si cominciano a sognare le isole remote del mondo, il silenzio, il distacco da ogni connessione, immersi nella terza traccia ambient strumentale, fino ad arrivare a Tristan Da Cunha, il più remoto insediamento umano del mondo.

ISOLE REMOTE
Dopo aver navigato il mare e il web, ogni eroe stanco di questa epoca chiassosa e frenetica approderà prima o poi alla sua isola silenziosa, lontano dal caos, cercando di guarire dalla dipendenza dell’iper connessione. Ma le tentazioni e le connessioni sono a portata ovunque, oggi. E se da Okinawa un’anima gemella ci scovasse via web? Ci imbarcheremmo di nuovo, come Ulisse, perché si è sempre a caccia di una meta e di una metà.

Africa by night. Il viaggio arriva alla Madre Africa, terra di origine degli esseri umani nati neri, divenuti poi gialli, rossi e infine bianchi. Elogio agli elefanti, animali migranti, che da sempre si spostano quando il territorio esausto, sfruttato, ha esaurito le sue risorse. La natura da millenni si sposta e tutto è in movimento. Siamo come gli elefanti, ci spostiamo, ma alla fine torneremo a morire sotto il cielo primitivo dell’Africa di notte.

Sub Indiana. Il quarto viaggio per mare lungo un drone elettronico attraversa idealmente l’Oceano Indiano e la rotta percorsa dal navigatore Abel Tasman, che partendo dall’africana isola di Mauritius arrivò fino a scoprire l’attuale Tasmania e la Nuova Zelanda.

Maori. I tamburi Maori suonano con orgoglio, rivendicando non tanto l’appartenenza a un territorio, quanto il loro pari diritto contro le discriminazioni di ogni genere subite nel passato. Ogni categoria discriminata oggi si può sentire un Maori, perché Maori (letteralmente) vuol dire”normale”. Una lezione di uguaglianza che giunge dall’attuale Nuova Zelanda, terra di pari opportunità e di diritti, non a caso agli antipodi da noi.

Antartica. Quinta e ultima traccia strumentale, intonata sotto un gelido vento in cui un piano malinconico riprende e sviluppa il tema iniziale del polo artico, descrivendo orizzonti sconfinati di ghiaccio antico, probabilmente destinato anch’esso a sparire.

Entaglement. La chiusura del viaggio tra le mille connessioni del mondo, in cui siamo tutti collegati e uniti a doppio filo come pixel in un monitor o come parti di un ologramma unico, per ragionare sul senso di causa – effetto dei danni nel mondo. Ce lo insegna l’Entanglement (“intreccio”), fenomeno della fisica quantistica in cui due particelle separate e lanciate a distanze enormi continuano a interagire istantaneamente. “E mi viene la vertigine, a sapere che se un solo pixel si guastasse, sbiadirebbe l’universo. Ed avremmo tutti quanti perso.”

 

Si ringrazia come sempre l’Ufficio Stampa di Sfera Cubica.

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