Blanco: il caos nell’ordine che fa impazzire tutti – Articolo in partnership con InstaBlogMusic

In un’epoca in cui si discute su tutto, con un’attitudine sempre più incline alla polemica, concedendo poco spazio alle tematiche che realmente andrebbero enfatizzate per scardinare l’odio collettivo, tra guerra, omosessualità, politica e molto altro, nell’ambito musicale, etichettiamo un artista per il suo mood, la sua presenza scenica ed il suo estro crreativo, ma, al contempo, non possiamo fare a meno di ascoltare la sua musica, ciò che la sua anima esige comunicare al mondo attraverso release attualissime, di impatto, che catturano e affascinano sin dal primo ascolto, con la disarmante naturalezza degli istinti umani. Sperimentazione, innovazione e tanto coraggio, il coraggio di chi, senza filtri e senza maschere, si mostra al pubblico esattamente per quello che è, senza pensare al giudizio di chi ascolta e osserva, veicolando il messaggio, fondamentale, che ognuno di noi racchiude in sé peculiarità meravigliose che non vanno nascoste per piacere, obbligatoriamente, a tutti.

Nei vari decenni ci sono stati molti artisti che hanno fatto parlare di sé, ma negli ultimi anni, l’attenzione è ricaduta su Blanco. Un giovanissimo che, grazie al suo talento e alla sua autenticità, è stato in grado di catalizzare e magnetizzare un target di appassionati eterogeneo, di ogni età, attingendo alla libertà, la libertà di essere se stessi.

“Blanchito, baby” e “Michelangelo”, sono l’opening di brani senza tempo, che vestono come il più prezioso abito l’anima di chi sa ascoltare oltre categorizzazioni e pregiudizi, consentendo un’immersione totale tra le parole e le loro accezioni; parole a primo ascolto semplicissime, ma, ad una maggior e più scrupolosa analisi, minuziosamente curate ed incastonate ad hoc tra barre e liriche incisive e fortemente travolgenti.

Come se il nostro cervello, quotidianamente bombardato da ciò che Media e società preconfezionano, si spegnesse, per dare il libero sfogo alle emozioni, a quella dimensione intrinseca, istintiva, ancestrale e più di ogni altra, vicina alla nostra essenzialità, che cliché, maturazione soggettiva e norme sociali tendono, sempre più, a sopprimere. Un’anarchia volta a portare l’ordine nello splendido caos da cui l’uomo, per sua natura, è da sempre governato; un crash test con se stessi, per demolire le barriere costruite dall’autocritica e dalla contestazione arbitraria collettiva, per consentirci di esprimerci nella totalità di quello che siamo, per costruire, dalle ceneri della nostra immagine fittizia, un Io completo e più vero che mai.

Evasione da se stessi per ritrovare se stessi, per ricongiungerci ad un’essenza che nel tempo è andata via via perdendosi, tra responsabilità e timori sociali, riportata alla luce dalla penna di un artista eclettico, trasversale e dotato di una malìa da fuoriclasse, quell’allure che avvolge la persona dietro al personaggio, evidenziando un carisma capace di piacere a tutti, senza volerlo.

Dritto nelle sinapsi, nel cuore e nell’anima, una deflagrazione di frenesia, di ardore e di sincerità: non si può spiegare Blanco, come non si può definire o rinchiudere, ingabbiare, il caleidoscopico universo che ciascuno di noi porta dentro sé e che, lo stesso artista, ci invita ad esplorare, facendo cadere a terra i cocci degli stereotipi e delle convenzioni.

A volte disprezzato e criticato, ma emulato da tantissimi, Blanco è l’emblema, la rappresentazione in musica della parte più vivace, frizzante, genuina e passionale racchiusa nello scrigno del cuore, nel nucleo dell’anima, di ciascuno di noi.

Non serve attirare l’attenzione per essere ciò che si è – o per meglio dire, verso ciò che si vuol far credere di essere -; serve soltanto un pizzico di sana follia per consentirci di essere noi stessi, oltre le apparenze.

 

Si ringrazia Alessandro Corti di InstaBlogMusic per la partnership.

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