Emanuele Aloia: la Conferenza Stampa su “Sindrome di Stendhal”, il suo disco d’esordio in uscita domani

Come anticipato in questo articolo, domani, venerdì 16 Aprile, verrà rilasciato su tutte le piattaforme digitali “Sindrome di Stendhal”, l’attesissimo debut album di Emanuele Aloia.

Questa mattina, 15 Aprile, in concomitanza con la Giornata Mondiale dell’Arte, si è tenuta in streaming la Conferenza Stampa di presentazione del disco con la stampa; disco che verrà presentato al pubblico oggi a Firenze, in esclusiva per TikTok.

Infatti, proprio in occasione di questa speciale ricorrenza, il giovane cantautore ha eseguito simbolicamente una sua canzone alla Galleria degli Uffizi, “Romeo e Giulietta” (traccia 12 del nuovo progetto discografico), nella sala che accoglie la celeberrima “Nascita di Venere” di Botticelli.

“Sindrome di Stendhal” contiene 13 tracce interamente scritte e composte da Emanuele Aloia, affiancato da Steve Tarta, che ne ha curato anche la produzione.

«Fatta esclusione per “Ipocrisia” e “Buongiorno principessa”, scritte 4-5 anni fa , tutte le canzoni presenti nel disco – ha raccontato Emanuele Aloia nel corso della Conferenza -, le ho scritte nel corso dell’ultimo anno e mezzo».

Sul disco, ha dichiarato:

«”Sindrome di Stendhal” non è un concept album;:dal punto di vista concettuale ha sicuramente un filo conduttore, ma alcune canzoni non presentano citazioni o rimandi particolari all’Arte. Quando scrivo un brano, gioco tanto d’istinto e cerco sempre di costruire meno dal punto di vista testuale, per viaggiare proprio d’istinto, perché quando viene a mancare quello, secondo me, si fa molta più fatica ad arrivare al pubblico».

Ad aprire il progetto, “Notte Stellata” – da domani in radio -, una canzone che si presenta apparentemente come una ballad, per poi cambiare completamente ritmo, affidandosi alla dinamicità della chitarra e della cassa dritta. Emanuele è “un viandante sul mare che cerca un senso all’amore” e lo fa nel suo stile, affidandosi alla musica ed alle contaminazioni con l’arte, regalando quello che è il brano con più citazioni in assoluto all’interno del disco. Su questo brano, l’artista ha raccontato in Conferenza:

«E’ un brano a cui tengo molto, un pezzo che si apre quasi come una ballad e dalla metà della prima strofa ha un’evoluzione quasi inaspettata».

«Nella vita mi è capitato spesso di perdere l’equilibrio – ha concluso Aloia -. Non l’ho perso solo nei momenti di difficoltà ma anche nei momenti felici. Quando finisco di scrivere una canzone e la riascolto se si crea la giusta magia, mi perdo dentro le parole iniziando ad avere vertigini. In questo disco le canzoni non hanno tempo. L’unica reale ambizione è quella di far trovare alle persone l’armonia nel disequilibrio. Credo che esista musica anche nel caos, dentro una caduta, nel mare di un pianto e forse proprio lì, si nascondono le canzoni più belle.»

Di seguito, Tracklist e Track by Track dell’album.

Tracklist:

1. Notte Stellata
2. Mi stai già perdendo
3. Ipocrisia
4. La Monna Lisa
5. Schopenhauer
6. Il bacio di Klimit
7. Buongiorno Principessa
8. L’urlo di Munch
9. Quando Dio ti ha inventata
10. Girasoli
11. Sindrome di Stendhal
12. Romeo e Giulietta
13. Pollicino

Track by Track – “Sindrome di Stendhal” raccontato da Emanuele Aloia:

1. Notte Stellata. “Notte Stellata” apre l’album con un pianoforte. Parte come se fosse una ballad, in linea con le canzoni già uscite, per poi però svelare una struttura particolare, che molti non si aspettano: da metà della prima strofa entra la chitarra e la cassa dritta, per poi proseguire con un ritornello che si apre completamente. Questo cambio di rotta nel ritmo è legato un po’ al caso, come spesso succede quando vai in studio e ti lasci guidare dall’improvvisazione. Sono molto legato a questo brano perché non riesco ad incanalarlo in un solo genere, presenta al suo interno tante contaminazioni, e non solo: è anche la traccia con più citazioni in assoluto all’interno dell’album.

2. Mi stai già perdendo. Si tratta di un pezzo intimo ma che allo stesso tempo rimarrà tanto nella testa delle persone, lo vedo un po’ come l’outsider del disco, sia a livello di produzione che di strumenti utilizzati. Nasce a febbraio dello scorso anno, nello stesso periodo in cui ho scritto “Il bacio di Klimt”, allora sono stato indeciso a lungo su quale canzone pubblicare per prima. Sappiamo poi come è continuata la storia.

3. Ipocrisia. “Ipocrisia” è un brano che si distacca dallo stile delle precedenti canzoni: stavolta mi sono messo in gioco con un brano di denuncia sociale che vuole sensibilizzare l’ascoltatore, senza paletti e paura di esprimersi, sul dilagare di questo senso di ambiguità, in un mondo in cui ormai “c’è solo abbondanza di maschere”. Sono molto affezionato a questa canzone, in passato era stata scartata e non mi sarei mai aspettato potesse avere tutta questa vita.

4. La Monna Lisa. Questo brano si distacca da quello che è sempre stato il mio approccio alla scrittura e anche al mio modo di cantare. Mi piace perché cambia totalmente rispetto al mood a cui appartengono le prime tre canzoni dell’album, e devo ammettere che è anche uno dei pezzi che, una volta chiuso il disco, sto ascoltando più volentieri: mi fa pensare al bel lavoro fatto in questi mesi chiuso in studio con il mio produttore.

5. Schopenhauer. “Schopenhauer” nasce nel periodo di “Girasoli”, ho sempre pensato di pubblicarla e mi fa sorridere pensare che alla fine ho aspettato arrivasse il momento del mio primo vero album per farlo. Anche questa canzone si apre come ballad, per poi passare ad un ritornello che a livello di ritmo si distacca completamente dal mood delle strofe, trasformandosi quasi in un pezzo estivo.

6. Il bacio di Klimt. “Il bacio di Klimt” affronta la tematica della solitudine e racconta una storia in cui ci si sente distanti, anche provando sentimenti molto forti. Infatti, il dolore che si può provare quando si sente la distanza di qualcuno è rappresentato dalle analogie con opere simbolo come “Assenzio” di Edgar Degas e “I fiori del male”’ di Charles Baudelaire.

7. Buongiorno Principessa. Durante la lavorazione dell’album stavamo pensando di aggiungere alcune tracce, abbiamo fatto diversi provini, poi quasi per caso, riascoltando un audio di quattro anni fa, mi sono ricordato di questa canzone, che avevo scritto a 16 anni. Ho provato a produrla e ne è uscito un brano molto orchestrale, quasi da colonna sonora di un film, che però è rimasto fedele alla mia identità.

8. L’urlo di Munch. Il silenzio di questi mesi è stato assordante. C’era arte anche lì e, per la prima volta, ho provato a dargli un suono, un colore. L’opera di Munch mi ha sempre affascinato fin da piccolo, ogni volta sfogliavo le pagine del mio libro di arte e mentre la prof spiegava la guardavo stregato, chiedendomi che suono avesse quel grido: assordante, stridulo o addirittura armonioso. Mi sarebbe piaciuto riuscire a sentirlo. Chissà in quanti lo hanno immaginato. Oggi sono qui e riguardandolo in questi giorni riesco a sentire una voce: la mia.

9. Quando Dio ti ha inventata. Mesi fa ho scritto una canzone, una di quelle che non sono facili da definire. Ci vedo dentro tutte le sfumature della vita che, forse, è l’opera d’arte più bella tra tutte quelle che avrei potuto citare. Non ha un titolo di un dipinto perché questa volta non sarebbe bastato. Dentro ci sono l’Amleto di Shakespeare, Bukowski, Chagall, Modigliani e Michelangelo che con ‘’La creazione’’ ne incarna il senso più profondo. Non so per chi io l’abbia scritta, so solo che è un brivido lungo la schiena.

10. Girasoli. Il fiore più romantico non è la rosa. Il fiore più romantico è il girasole, perché ha gli occhi solo per il sole. Passa tutta la sua vita a guardarlo, senza mai stancarsi, nonostante abbia la consapevolezza che non potrà mai appartenergli. Ho scritto ‘’Girasoli’’ di mattina, appena sveglio, volevo scrivere una canzone d’amore oltre il tempo e la cosa che più si avvicina all’eternità credo sia l’arte perché nonostante tutto siamo ancora qui a parlarne.

11. Sindrome di Stendhal. È la title track del disco, presenta una strumentale piena anticipata da un pianoforte che sembra accennare una sinfonia. Insieme a “Ipocrisia”, è una canzone che affronta un tema sociale: parla dei nostri giorni, dei giovani e dell’approccio alla vita che stiamo avendo in questo tempo sospeso. Il finale è un crescendo musicale in cui da lontano vengono urlati tutti gli artisti e poeti citati all’interno dell’album.

12. Romeo e Giulietta. A livello di scrittura le strofe di questo brano si differenziano perché sono d’impatto rispetto al ritornello, semplice e diretto, che esplode nella strumentale lasciandosi alle spalle il ritmo da ballad, soprattutto nel bridge finale. “Ehi” è un inciso che durante le registrazioni è diventato per settimane un vero e proprio tormentone fra i presenti in studio.

13. Pollicino. “Pollicino” è dedicata a mia madre, è la traccia più introspettiva e personale dell’album, la classica canzone da chiusura, che immaginerei bene anche a conclusione di un concerto. Abbiamo utilizzato un effetto sulla voce delle strofe molto particolare, rendendola ovattata e chiusa – come se cantassi da un altro pianeta – per poi aprirla totalmente nel ritornello per dare un impatto forte. Sono inoltre molto legato allo stacco finale del brano, caratterizzato da un giro di chitarra fatto dal mio produttore.

 

Si ringrazia come sempre l’Ufficio Stampa Words For You.

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