Itaca Reveski: “Credo sia arrivato il momento di scrivere nella nostra lingua per tutti gli artisti, qualsiasi musica ci piaccia, qualsiasi sia il nostro sound. Credo vada fatto per arricchire il nostro panorama musicale di tanti nuovi generi e per dar vita a realtà giornalistiche o discografiche che se ne interessino sempre di più”

Ieri abbiamo avuto il piacere di scambiare quattro chiacchiere con Itaca Reveski, talentuoso artista di cui vi abbiamo parlato qui, in occasione dell’uscita del suo nuovo singolo, “Delle Sirene Il cAnto“.

Di seguito, la nostra intervista.

Itaca Reveski – Intervista.

Ciao, grazie per questa intervista e benvenuto su Musica in Contatto. Partiamo subito parlando del tuo nuovo singolo “Delle Sirene Il cAnto” , raccontaci com’è nato.

Ciao ragazzi e grazie a voi! Inizialmente “Delle Sirene Il cAnto” era un pezzo strumentale, partito dall’immaginare cosa potesse aver sentito Ulisse dalle sirene. Anche dal punto di vista sonoro, le scelte le ho fatte in base a questo. Il testo l’ho aggiunto in un secondo momento.

Di cosa parla questo pezzo?

Il pezzo è una metafora che rappresenta il momento nella vita in cui ci lasciamo sedurre dalle “sirene”. Sirene intese come vocine nella testa che ci spingono a fare qualcosa lontano da noi, come persone o qualsiasi cosa che ci porti lontano da noi stessi. La sento molto profonda e mi piace immaginarlo così, come lo sentite nella canzone che ho scritto, un canto che seduce a dubitare della vita e della morte stessa, che incuriosisce al punto da farti chiedere “cavolo, ma se fosse vero che morire fosse solo risvegliarsi e vivere per sempre, non varrebbe scoprirlo adesso?”. Una ninna nanna per un sonno eterno. Un argomento un po’ taboo nella musica forse, ma per me descrive le emozioni che ho provato quando nella vita mi son trovato davanti alle “sirene”.

Come hai vissuto l’emergenza di questi mesi con la tua musica? È stato un periodo produttivo dal punto di vista musicale?

Molto produttivo. Ho scritto molto e sto scrivendo ancora. Di certo ha reso complicato pensare a dei live, per cui ad esempio, per ora, ho scelto di investire il mio tempo solo nella realizzazione di pezzi e nella promozione del mio progetto. Diversamente avrei investito anche del tempo per portarlo live.

Quando pensi che potremo sentirti di nuovo live soprattutto col tuo nuovo singolo?

Come appena detto, non è una cosa che ho in programma a breve termine. Credo e spero che il prossimo anno tornerò di nuovo sul palco con un bel set da proporre. Non voglio affrettare i tempi e portare in giro la mia musica solo chitarra e voce, mi piacerebbe riproporla live con lo stesso mood di come l’ho scritta.

Hai un genere od un artista di riferimento che ha influenzato la tua musica?

Non uno, ma molti. Sicuramente i generi che mi influenzano sono l’alternative, il folk, l’elettronica, il post rock e l’indie pop. Artisti di riferimento per me oggi sono Bon Iver, Ben Howard, Apparat, The Postal Service, Placebo, M83, Wrongonyou, Ginevra, I Cani ed Andrea Laszlo De Simone.

Ammiriamo il fatto che scrivi in italiano i tuoi testi, ad oggi molte band italiane preferiscono esprimersi in inglese, cosa pensi a tal proposito?

Penso che comprendo tutti gli artisti che vogliono esprimersi in inglese, sono stato uno di loro per tanto tempo con le mie vecchie band. Penso che ad ognuno vada dato spazio per esprimersi come meglio crede, ma penso anche che se si decide di farlo in inglese, lo si debba fare con uno slang credibile. Quello che mi ha spinto a scrivere in italiano è credere che forse c’è spazio, in Italia, per altri generi, non solo per i classici di oggi, ovvero trap, rap ed indie. Secondo me, è arrivato il momento di scrivere nella nostra lingua per tutte le band ed artisti, qualsiasi musica ci piaccia, qualsiasi sia il nostro sound, credo vada fatto soprattutto per arricchire il nostro panorama musicale di tanti nuovi generi e modi di esprimersi e per dar vita dall’altro lato a realtà giornalistiche o discografiche che se ne interessino sempre di più. Un’artista che stimo tantissimo, che è Wrongonyou, recentemente ha deciso di passare dall’inglese all’italiano, nonostante fosse stupenda la sua musica in inglese. L’ho preso come un segnale ed un esempio. Lo so, è complicato portare la stessa idea di musica in una lingua diversa, perché i suoni delle parole sono diversi, il flow è diverso, ma penso che ad un certo punto si debba avere il coraggio di fare questa scelta.

 

Si ringraziano Itaca Reveski e, come sempre, l’Ufficio Stampa 0371 Music Press.

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