Oggi è la giornata Internazionale sui Disturbi del Comportamento Alimentare. La testimonianza della nostra Direttrice e la straziante lettera di Eleonora, affetta da bulimia e morta suicida. Dalle sue ultime parole, è nata una canzone, “Eleonora sei normale”, cantata da Igor Nogarotto

Oggi, martedì 02 Giugno, è la Giornata Mondiale sui Disturbi Alimentari (ricordiamo anche La Giornata del Fiocchetto Lilla, che si tiene il 15 Marzo).

Una tematica delicatissima, vissuta in prima persona da tanti, troppi giovani e giovanissimi, che ha toccato e coinvolto anche la nostra Direttrice durante l’adolescenza.

Noi ci occupiamo esclusivamente di musica, ma nel nostro piccolo, crediamo sia fondamentale lanciare un messaggio di speranza, soprattutto se arriva da chi ha vissuto l’incubo sulla propria pelle e, per così dire, è riuscito a svegliarsi.

Queste, le parole della nostra Direttrice Elisa Serrani:

«Potrei parlare per ore dei DCA, descrivere in maniera approfondita stati d’animo, abitudini, sensazioni, sentimenti e ragionamenti di chi ne soffre, anche se, come ho sempre sostenuto, ciascuno di noi è diverso, per quanto queste Bestie siano identiche in sintomatologie e decorso. Sono sempre stata molto rigida con me stessa, troppo permissiva con gli altri ed inflessibile, scrupolosa e perfezionista nei miei riguardi. Non mi sono mai sentita a mio agio, se non con le cuffie nelle orecchie. Non odiavo il mondo, ma credevo di non essere all’altezza per farne parte. La Musica è sempre stato il mio unico rifugio, la mia casa. Dopo un episodio traumatico avvenuto a 14 anni, da ragazzina già magra e sottopeso, ho iniziato a detestare la vita. Si, io non volevo dimagrire, volevo farla finita. So che è un concetto bello tosto da leggere, ma è la verità. Dai 19 ai 21 anni il mio BMI (Indice di Massa Corporea) era arrivato a 12. Pesavo 32,5 kg per 173 di altezza (forse ora, data l’età, sto iniziando a rimpiccolirmi!). Ero uno scheletro, un (perdonatemi il termine) fottuto scheletro. Non mi piacevo magrolina e non mi piacevo scheletrica. Non mi piacevo in qualsiasi caso. Mangiavo pasti regolari; colazione, spuntino, pranzo, merenda, cena ed anche qualcosina prima di andare a letto, Si, peccato si trattasse sempre e solo di insalata, un quadratino minuscolo di cioccolato fondente, una zucchina cruda, un pomodoro o mezza mela. Sapevo a memoria le calorie di ogni alimento, ero diventata una calcolatrice umana, per quanto abbia sempre detestato la matematica. La bilancia era la mia migliore amica: mi pesavo dalle 4 alle 7 volte al giorno. Non facevo attività aerobica pesante, ma camminavo da mattina a sera. E lo facevo anche in clinica, perché il mio adorato papà, che ora mi protegge da Lassù, mi ha presa “di peso” se così si può dire e mi ha portata in una struttura. “Per stare bene mentalmente devi rimetterti fisicamente” mi diceva, ma io non gli credevo. Pensavo che prima avrei dovuto prendere peso (cosa che non volevo assolutamente fare) e poi, forse, chissà, avrei smesso di combattere contro quei demoni interiori che mi ripetevano di continuo che ero sbagliata, che facevo schifo, che non meritavo di esistere. Ma papà, come sempre, aveva ragione. Dopo un percorso durato qualche anno, ma soprattutto, la presa di CONSAPEVOLEZZA DI AVERE UN PROBLEMA, che E’ SEMPRE IL PRIMO PASSO PER USCIRNE, ne sono uscita. A piccoli passi, a piccoli bocconcini di cibo, a piccole e nuove prospettive quotidiane. Ho visto i miei genitori piangere di nascosto, soprattutto quando la dottoressa disse loro, senza mezzi termini, che non avevo molte speranze di vita. Per me (quanto ero stupida) era quasi una gioia, per loro, un macigno enorme, un dolore che non avrebbero potuto sopportare. Negli anni, ho sempre cercato di dare una mano, nel mio minuscolo, alle ragazze ed ai ragazzi che soffrono di DCA, con delicatezza ma al tempo stesso “polso”, invitandoli chiaramente a rivolgersi a specialisti del settore, ma anche a parlare con un estraneo, perché, credetemi credetemi, libera l’anima. Come ho detto all’inizio, però, con me stessa sono sempre stata molto dura ed anche in questo, tutt’oggi, lo sono moltissimo. Mi chiedo come abbia potuto essere così stupida per odiare la vita, l’unico vero dono che ci viene fornito. Mi chiedo come abbia potuto far soffrire così tanto le uniche persone che senza giudizi, mi hanno sempre amata per quella che sono, nonostante i miei innumerevoli difetti. Con questo non voglio certo dire che chi soffre di DCA sia stupido, anzi; la maggior parte di loro, di noi, sono persone intelligentissime, dotate di una sensibilità fuori dal comune e, spesso, è proprio questa sensibilità che ci uccide dentro. Oggi ho 30 anni, sono ancora sottopeso per i “canoni medici”, ma sono FELICEMENTE USCITA DALL’ANORESSIA NERVOSA. E’ uno stato mentale, una Bestia che ti logora dentro e mangia tutto quello che tu ti imponi di non ingerire, di non sfiorare nemmeno con lo sguardo.
Oggi ho 30 anni e voglio rivolgermi a cuore aperto a tutti i genitori: NON MOLLATE LA PRESA. Se i vostri figli lo hanno fatto, per quanto dura possa essere, LOTTATE PER E CON LORO. DAI DCA SE NE ESCE, purtroppo non tutti ci riescono ed ora, vi voglio raccontare, con il cuore in gola e le lacrime agli occhi, la storia di una ragazza, meravigliosa e straordinaria, che non ha avuto la mia stessa fortuna. Ve la racconto non per commuovere mamme e papà, ma per cercare, nel mio piccolissimo, di INCULCARE NELLA TESTA DEI GIOVANI CHE COS’E’ DAVVERO UN DCA. Un sedere privo di carne, un seno cadente, le ossa che quasi fuoriescono da bacino e spalle, CREDETEMI, oltre al fatto che provocano dolori lancinanti, non hanno NULLA DI SEXY. Vi lascio a questa storia straziante, che mi ha fatta piangere dalla prima volta che l’ho letta e mi scuso per essere stata prolissa. Mi auguro che le mie parole non abbiano offeso o ferito nessuno. Sono vicina, ma vicina davvero, con il cuore in mano a tutte le famiglie che hanno perso un loro caro a causa di questa Bestia che, troppo spesso, viene considerata come “la malattia dei ricchi”, di chi ha tutto e “fa i capricci”. Vi posso assicurare che non è così».

“Non posso donare gli organi di mia figlia, perché non sono più vitali, ma posso consegnare questa poesia scritta da Eleonora a tutte le persone che soffrono e se anche una sola vita sarà salvata grazie a queste parole, avrò reso onore al sacrificio di mia figlia”. Queste sono le strazianti parole di una mamma, la mamma di Eleonora, ragazza gravemente malata a causa della bulimia, che ha visto nel suicidio la soluzione al suo male, lasciando alla madre questo biglietto:

«Sono stanca di sto mondo prigioniera dietro a un banco del mio essere diversa che attira il tuo sguardo. Cosa ho fatto mai di male? Vorrei essere normale. Sono stanca di sto mondo del mio corpo fuori tempo Vagabonda al tramonto come il Sole che si è perso. Io non voglio essere speciale. Vorrei essere normale. Voglio ancora, sogno ancora il sorriso di mia Madre che accarezza la mia differenza e mi dice “Eleonora sei normale“».

Il biglietto è stato poi consegnato dalla madre al cantautore Igor Nogarotto, suo compagno, affinché ne creasse una canzone, in modo da sensibilizzare sulla tematica dei disturbi alimentari. Il biglietto è divenuto il testo della canzone “Eleonora sei normale”, una canzone davvero toccante, accompagnata dal videoclip:

Centinaia i messaggi da parte di giovani affetti da bulimia ed anoressia in un periodo storico di pandemia in cui la “reclusione” amplifica le problematiche di convivenza con una delle patologie più diffuse in Italia, che riguarda oltre 3 milioni di persone, soprattutto donne, con sintomi già nei bambini di 8/10 anni. Da questa grande risposta Social, in collaborazione con la scrittrice Mariavittoria Strappafelci, autrice del libro “Il digiuno dell’anima: una storia di anoressia” (lei stessa ha vissuto l’anoressia per molti anni) ed il Maestro Alessandro De Gerardis (speaker e musicista), si è creato un movimento spontaneo per sensibilizzare sui disturbi alimentari e raccogliere testimonianze dirette di chi soffre di DCA, si chiama “NON SIETE SOLI”. Il movimento realizzerà una serie di eventi nelle scuole; questa, la loro Pagina Facebook.

Testimonial sarà Capitan Ventosa, al secolo Fabrizio Fontana, inviato di Striscia La Notizia. Questo, il suo videomessaggio:

Noi crediamo che non serva aggiungere altro, ma ci teniamo a sottolineare che parlare di queste tematiche, così difficili, delicate e dolorose, non sia mai abbastanza. E vogliamo concludere, rivolgendoci ai nostri lettori più giovani, ma non solo, con un bellissimo aforisma di Charlie Chaplin:

«È veramente bello battersi con persuasione, abbracciare la vita e vivere con passione, perdere con classe e vincere osando perché il mondo appartiene a chi osa. La vita è troppo bella per essere insignificante».

 

Si ringraziano come sempre l’Ufficio Stampa Samigo ed Igor Nogarotti per la collaborazione.

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