Il Blues

Oggi, con il MIC Music History, vi portiamo alla scoperta del Blues.

Il Blues è un genere musicale caratterizzato da una struttura ripetitiva di dodici battute ed, in particolare, dall’uso delle cosiddette “blue note” (conosciute anche come “worried note”, ovvero note suonate , ma anche cantante, abbassate di circa un semitono rispetto alla tonalità maggiore).

Il Blues nasce e si sviluppa nel sud degli Stati Uniti, in seguito alla schiavitù delle comunità nere, intorno al 1870, come un’aspra denuncia di una vasta comunità di neri che ha trovato la forza ed il coraggio di esprimere la propria angoscia in un lamento di dolore, un grido provocato dalla miseria e dal senso di vuoto.

Come spiega un articolo su bluesandblues.it, dopo il XVIII secolo, alcuni negrieri, possessori di colonie sulle coste dell’Africa, avviarono il trasporto di neri da vendere nei territori dell’America, dove era richiesta mano d’opera a basso costo, sviluppando così la migrazione forzata.
Pur essendo schiavi, i neri insediati nel territorio della Louisiana, godevano di libertà maggiore di quanto non accadesse per coloro che erano giunti nei possedimenti inglesi e puritani. Questo spiega perché i primi blues, nei loro modi di espressione, nacquero a New Orleans e nei dintorni sulle rive del Missisipi, dove potevano continuare ad esprimere la loro spiritualità, le loro usanze e i loro costumi.

Proprio il termine “Blues”, deriva dall’espressione “to have the blue devils” (“avere i diavoli blu”), che indica l’essere tristi, agitati, depressi. In origine, si riferiva allo stato allucinatorio che segue alle crisi di astinenza da alcool.  Nel XVII secolo, infatti, “Blue”, veniva utilizzato per definire una persona ubriaca e le leggi che vietavano l’utilizzo dell’alcool, si chiamavano proprio “Blue laws”.

Verso la fine del 1700, un ballo di coppia lento, diffuso nelle taverne, veniva indicato come “blues” o “slow drag” e dopo la guerra di secessione americana, le espressioni “to be blue”/”to have the blues” (essere blu/avere i blu) indicavano uno stato di sofferenza, di tristezza o di malinconia, distaccandosi così dall’originaria associazione con l’ubriachezza.

Ma è dall’origine del termine che che deriva (e diventò comune) l’idea che il musicista blues suonava o cantava per “liberarsi dei blues”.

L’idea che l’espressione del sentimento blues costituisca l’essenza della musica, è tutt’ora fortemente radicata nella comunità blues.

Si tratta di un genere fortemente basato sulle emozioni: le emozioni dell’esecutore e quelle dell’ascoltatore.

Come ben espone Wikipedia, per quanto riguarda gli strumenti musicali, il più utilizzato dai primi musicisti neri liberati dalla schiavitù – a parte l’elastico inchiodato alla tavola – fu la cosiddetta cigar box, una specie di chitarra a due, tre o quattro corde che come corpo recava spesso una scatola di sigari, ma andavano bene anche altri contenitori in legno o metallo.

Tutt’oggi, nel canto blues persiste ancora la tristezza ed il dolore quotidiano che si tramuta in speranza di miglioria e si esprime originariamente con canti accompagnati dal solo battito delle mani, conservando sempre il caratteristico aspetto di poesia capace di esprimere una condizione di desolato rammarico e di aspra nostalgia.
I blues cantano argomenti più disparati che nascono proprio dalla situazione di schiavitù che è la base dell’ispirazione.

Partendo da questi origini molto umili, il Blues crebbe fino a diventare la forma di musica popolare più registrata al mondo, influenzando fortemente, a volte anche facendo nascere, molti stili e generi popolari moderni; dal Rhythm and Blues, al Rock and Roll, dal Pop all’Hip Hop.

Come per ogni genere musicale, anche sul Blues ci sono diverse teorie sulla prima vera e propria canzone registrata di questo stile ed arrivata fino a noi , ma a quanto pare, il titolo andrebbe attribuito ad un brano del 1920, scritto da Perry Bradford ed interpretato da Mamie Smith, una giovane cantante di colore che Bradford conobbe, e di cui si innamorò, in un club ad Harlem.

Il brano in questione è “Crazy Blues”, che riscosse in poco tempo un successo incredibile, venendo ufficialmente riconosciuto come il primo pezzo blues mai registrato nella storia.

Questo successo, diede anche all’etichetta discografica di Bradford, la tedesca Okeh, il merito di aver aperto le porte alla musica nera in un mondo dominato, all’epoca, solo da cantanti bianchi.

Di seguito, vi proponiamo “Crazy Blues” ed altri brani, di ieri e di oggi, che hanno reso il genere blues uno dei più famosi ed apprezzati in tutto il mondo, in ogni epoca.

Mamie Smith – Crazy Blues:

Video (solo audio):

Muddy Waters – I’m a King Bee:

Video (solo audio):

Stevie Ray Vaughan – Leave My Girl Alone:

Video (solo audio):

Big Bill Broonzy – Mean Old World:

Video (solo audio):

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