Linea: “La nostra è una storia lunga 30 anni, 30 anni di condivisione e creatività”

E’ disponibile su tutte l piattaforme digitali, in CD ed in vinile “Fuori Mercato” (Ammonia Records), il nuovo disco dei Linea, storica combat rock band nata a Milano.

L’album ripercorre i trent’anni di attività della formazione, attraverso tredici brani di repertorio, alcuni dei quali mai pubblicati prima, completamente rivisitati ed attualizzati ed un inedito.

Un viaggio temporale che inizia ideologicamente nel 1989, anno di fondazione del gruppo/collettivo, per arrivare ai giorni nostri.

Ieri abbiamo avuto il piacere di parlarne direttamente con Federico e Gimmy; di seguito, quanto ci hanno raccontato.

Linea – Intervista.

Ciao ragazzi e grazie per questa intervista! Avete appena compiuto 30 anni di carriera. Una vita insieme! Che vita è stata?

Federico: ciao e grazie a voi per questa possibilità! Si, sono30 a stati tanti anni di condivisione e di creatività, una vita di gioie e dolori. Tra alti e bassi direi che per noi son stati anni fondamentali, non saremmo come siamo se non ci fosse stata la musica ad accompagnarci e ad accomunarci. Inutile dire che in 30 anni son successe molte cose, spesso esaltanti ed in alcuni frangenti anche tragiche. Ci sono stati anche tanti avvicendamenti all’interno della band che però da 15/20 anni ha trovato stabilità. Quanto meno chi c’è oggi non ha mai voluto mollare, nemmeno davanti agli eventi peggiori. Da un certo punto di vista, sono storie comuni alla maggior parte delle band. Un percorso parallelo e complementare alle nostre vite quotidiane fatte di lavoro, famiglia ed amici.

Gimmy: Ciao! Grazie a voi. Beh si, 30 anni non sono pochi…E’ stato un percorso parallelo alla nostra vita, un percorso sicuramente legato alla nostra grande passione per la musica, perché questo è sicuro. Se non c’è una grande passione non arrivi a stare insieme 30 anni. Soprattutto perché non siamo professionisti che vivono di musica e quindi con un’organizzazione intorno che lavora per te. Tutto quello che si è fatto, è frutto del nostro sbattimento. Concerti a chilometri di distanza, caricare il furgone, scaricare, montare strumenti, nottate, rientri all’alba. Insomma, tutta la vita di una band classica. Se a tutto questo non c’è dietro un grande amore per la musica, una passione smisurata…..Non ce la fai!

Cosa è rimasto in voi e cosa è cambiato dai ragazzi che eravate nel 1989, quando è nata la band?

Federico: sicuramente è rimasto intatto lo spirito, da questo punto di vista siamo sempre gli stessi ragazzi del 1989, abbiamo la stessa voglia di divertirci suonando ma anche di far riflettere e pensare che forse è la sfida più dura da vincere. Poi è rimasta la necessità “fisica” del suonare. Oggi forse osiamo ancor più che in passato, facciamo le cose al meglio senza pensare a nulla di diverso che non sia la nostra musica, ci è sempre interessata molto più la materia prima che tutto il contorno fatto di scene, etichette e generi. Speriamo di essere migliorati, di avere avuto una evoluzione… altrimenti sarebbe preoccupante. Non ci è mai piaciuto restare fermi e replicarci all’infinito. I Linea di oggi sono dei ragazzi come nel ’89 con qualche segno del tempo sui loro corpi.

Gimmy: fondamentalmente siamo sempre noi, lo spirito e la voglia è sempre quella. Ecco, una cosa che nei Linea si è sempre messa davanti, è la scelta prima della persona e poi del musicista. Quando qualcuno se ne è andato per vari motivi, si è cercato di scegliere una persona come nuovo componente, che credesse nel progetto e di come veniva portato avanti. La musica e il messaggio dovevano essere condivisi, senza pensare a seguire una moda o l’altra oppure una scena o l’altra. Per questo prima si guardava alla persona e poi al musicista. Un esempio che mi viene in mente è quando il nostro primo bassista Paolo, cofondatore della band nel’89, scomparve tragicamente. Ecco quello fu un momento duro per noi. Quando si decise di continuare e di andare avanti anche nel ricordo di Paolo, ci guardammo in giro nel cerchio delle nostre amicizie. E li venne fuori il nome di Silvio, che era il fratello di un caro amico sempre nel nostro giro. Silvio accettò volentieri di provare a suonare con noi……piccolo problema…..Silvio era un chitarrista anche nella sua band precedente, ma pur di venire a suonare con noi disse..”Si si imparo a suonare il basso nessun problema!” E’ ancora con noi dopo 20 anni e direi che a suonare il basso ha imparato molto bene!

“Fuori mercato”, il vostro nuovo disco, celebra il passato ed il presente dei Linea. In che modo? Come è nato il lavoro?

Federico: il lavoro è nato proprio dalla voglia di festeggiare il trentennale della band. L’idea, che siamo poi riusciti a realizzare, era quella di ripercorrere alcune tappe del nostro cammino rivisitandole e vedendole con gli occhi e il gusto di oggi, il nostro modo di essere nel 2020. Prima di entrare in studio abbiamo effettuato una preproduzione molto dettagliata e per la prima volta ci siamo ritrovati a lavorare sulle canzoni nei nostri spazi casalinghi, a distanza ma in contatto costante: questo ci ha permesso di tirar fuori il meglio di noi con i tempi dovuti, senza i limiti di tempo, di spazio e di possibilità che una sala prove ti impone. I contenuti delle canzoni son rimasti gli stessi mentre son cambiati arrangiamenti e veste sonora. Posso dire tranquillamente che oggi ci sentiamo musicisti più completi e con una visuale ancor più ampia rispetto al passato. È inevitabile che il bagaglio di esperienze si sia fatto sentire o per lo meno, questo è quello che proviamo noi. Il presente lo abbiamo celebrato con un pezzo nuovo di zecca che fa un po’ da spartiacque tra passato e futuro.

Gimmy: sapevamo che nel 2019 erano 30 anni di vita dei Linea e avevamo deciso di festeggiarli nel migliore dei modi. Quale modo migliore per una band se non un disco?? Così si era parlato di questo progetto di ripescare brani lungo tutti i nostri 30 anni, fin dagli inizi, coi primi demo. E così abbiamo fatto…abbiamo scelto però delle canzoni che a nostro parere meritavano una nuova luce, magari che nelle prime versioni non avevano avuto la giusta considerazione. Quindi non abbiamo scelto (come di solito si fa..) i pezzi più conosciuti o che nel corso degli anni erano diventati dei nostri classici. Abbiamo riarrangiato tutti i brani con dei suoni e un vestito più moderno, per renderli più attuali, ma soprattutto per tirare fuori la bellezza della canzone. Non ci interessava del genere che ne usciva, il pezzo doveva essere intrinsecamente bello e doveva piacere e soddisfare prima di tutto noi. Noi siamo contentissimi del lavoro fatto e crediamo di esserci riusciti.

A noi il disco è piaciuto tantissimo. Forse perché avete virato verso un sound più new wave. Da cosa è dipesa questa scelta?

Federico: ti ringrazio per il vostro apprezzamento, ci fa molto piacere. In questo disco ognuno di noi ha lasciato fluire in modo naturale quello che aveva dentro e quelle che sono le proprie caratteristiche individuali. Considerando che in principio i Linea avevano una forte matrice new-wave che poi ha fatto spazio al combat rock di matrice “clashiana”, alcuni di noi son stati molto influenzati dalla wave anglosassone e anche italiana, è un qualcosa che ci è rimasto dentro e che vive ancora oggi nel 2020. È venuta fuori in modo istintivo perché è impossibile separarsi da certe sonorità e da certi “sapori”. In un certo senso è il solito discorso di contaminare il nostro suono ma senza alcun calcolo premeditato. Ci viene così. “Terra Libera“, ad esempio, originariamente era un pezzo molto tirato con un suono decisamente punk rock (ascolta qui la versione originale, estratta dall’omonimo album). Ora gira intorno ad un arpeggio di chitarra ossessivo con una base di archi sintetici: irruenza e claustrofobia. Entrambe le versioni descrivono molto bene il tema letterario della canzone, l’irruenza si sposa bene con la liberazione da una oppressione mentre la claustrofobia è l’oppressione stessa.

Gimmy: grazie mille! Siamo davvero contenti che vi sia piaciuto moltissimo. Vuol dire che il lavoro è stato fatto bene (ride)! A parte gli scherzi, non è stata una scelta pensata a tavolino, come si diceva anche prima. E’ stato un processo del tutto naturale e istintivo. Ognuno di noi metteva quello che aveva dentro in quel momento nei pezzi. Federico ti ha fatto l’esempio di “Terra Libera”, io ti posso fare l’esempio di “Push“. Questo pezzo, nella versione originale sul nostro secondo disco, “Frontiera”, era una ballad acustica con una tromba che faceva un riff molto bello. E’ stata completamente stravolta dandogli un sapore molto più indie inglese, più tirato se vuoi, ma il ritornello, che era già bello, ora è una bomba! Oppure brani come “Ritorno” (qui la versione originale), “Campesinos” e “Corto Maltese” (qui la prima versione), in origine erano legati più a delle sonorità reggae bianco. Qui abbiamo messo dei tappeti di percussioni dove gli accordi e la melodia si appoggiano e hanno preso un sapore molto più moderno…..dei veri viaggi!

Ultima domanda: progetti per il futuro?

Federico: in questo momento stiamo promuovendo al meglio “Fuori mercato” vincolati dalle restrizioni di questo momento storico particolare. Ci auguriamo di poter tornare su un palco al più presto per presentare dal vivo le canzoni. Nulla è riuscito a fermarci per cui partendo da questo presupposto credo che questo non sia l’ultimo capitolo dei Linea ma che anzi avremo tutti gli stimoli necessari per fare altri dischi, niente e nessuno potrà spegnere la nostra voglia di fare musica.

Gimmy: per ora ci stiamo occupando della promozione di “Fuori mercato” nel miglior modo possibile. Dai ritorni sembra anche andare molto bene. Poi vorremmo riuscire a portarlo in giro live, se sto cazzo di virus ci dà una tregua. Per il futuro chissà…dopo questa bellissima esperienza di questo disco e del modo in cui ci abbiamo lavorato, divertendoci….Si potrebbe pensare anche di metterci a scrivere materiale nuovo per un disco.

 

Si ringraziano i Linea e, come sempre, l’Ufficio Stampa 19 Media Agency.

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