Populous: “W” è il suo nuovo album, in uscita il 22 Maggio

“W” è il nuovo album di Populous, in uscita il 22 Maggio per La Tempesta Dischi in Italia e per Wonderwheel Recordings nel resto del mondo, anticipato dai singoli “Flores no mar” (feat. Emanuelle), “Soy Lo Que Soy” (feat. Sotomayor) e “House of KETA” (feat. M¥SS Keta e Kenjii, qui il nostro articolo).

Evocare immagini di luoghi tropicali attraverso mondi sonori psichedelici. Definire l’archetipo del femminile futuro a colpi di beat. Andare a spasso nel tempo e nello spazio per lanciare una sfida di voguing in una ballroom di Milano o New York. Danzare l’afro-samba di Vinicius de Moraes in una spiaggia di Rio e infine distendersi sulla sabbia illuminata da due lune fra melodie dream pop che richiamano Londra dei primi 90.
“W” è un portale spalancato sul tempo sospeso ed intorpidito che stiamo vivendo, pronto a trasportarci in un mondo nuovo: matriarcale, queer e incredibilmente ironico!

Producer, deejay, sound designer, artista trasversale in grado di far dialogare le proprie creazioni con i linguaggi audiovisivi e con la moda, il salentino Andrea Mangia (vero nome di Populous), è riconosciuto in tutto il mondo come autorevole rappresentante della scena elettronica internazionale. A tre anni di distanza da “Azulejos“, ci regala un disco nuovo di zecca, inoltrandosi in nuovi territori.

“W” (che sta per Women) è un omaggio ad un immaginario musicale femminile libero ed eterogeneo, un omaggio alle donne che negli ultimi anni hanno ispirato Populous. Donne che cantano, scrivono, compongono, suonano. Vengono dall’Italia, dal Giappone, ma anche dall’Argentina, Brasile e Messico. Icone, ma anche amiche. E così Populous in ognuna delle dieci tracce si fa accompagnare da alcune delle artiste indipendenti che più stima: Sobrenadar, Kaleema, Sotomayor, Emmanuelle, Barda, Weste, Cuushe e le italiane M¥SS KETA, L I M, Matilde Davoli e Lucia Manca. Collaborazioni che nascono dalla ricerca della propria libertà sessuale, dal moto perpetuo, dal viaggio costante, fisico e musicale.

Mettendo in musica la propria identità queer, Populous celebra una femminilità al di fuori degli stereotipi, meno definita dal genere e accomunata dall’unicità che è la miglior risposta all’omologazione imposta dal machismo ancora imperante nell’industria musicale.

Concepita insieme al digital artist della scena queer berlinese Nicola Napoli, la copertina-manifesto è l’invito a “un party utopico dove faremmo follie per essere invitati”, come dichiara lo stesso Populous. Un party eclettico e trasversale, improbabile ma coerente, dove si incontrano Grace Jones e Missy Elliott, Loredana Bertè e RuPaul, Aaliyha e Amanda Lear, Beth Ditto e Divine. E dove si balla house sciamanica, cumbia digitale, vogue beat ed elettronica glitch. Rispetto alle ritmiche afro e al groove della cumbia sudamericana dei precedenti “Night Safari” e “Azulejos”, la grande novità di “W” è la presenza della cassa in 4/4 e delle ritmiche care a molti dancefloor, segno di ulteriore ricerca e dinamicità.

Procedendo su un livello ulteriore, la copertina fa pensare anche a uno scatto caricato su un account Instagram del futuro, che immortala una festa popolata di coloratissimi avatar e gioiose figure trans-dimensionali. Perché “W” in fondo è l’opening party di un mondo che ha superato una crisi drammatica e si ritrova incredibilmente trasformato. Testi onirici, atmosfere psichedeliche ed improvvise esplosioni di ritmiche che pulsano cariche di erotismo. L’album ha il sapore di una cerimonia neopagana che regala a chi vi partecipa l’esperienza di un rito di iniziazione, il passaggio a una condizione di liberazione assoluta su cui veglia un nuovo archetipo di femminilità che sintetizza e supera qualsiasi differenza di genere. Una femminilità che ha il respiro di un mito nuovo, in grado di guidare le azioni della futura umanità. E così “Desierto”, la traccia che apre il disco, realizzata con l’artista argentina Sobrenadar, è l’intro sognante alla cerimonia, il momento in cui si assume la bevanda lisergica che rivela subito i primi effetti negli improvvisi cambi verso pulsazioni ipnotiche. Le melodie dream pop dell’apertura proseguono nella seconda traccia, intrecciandosi a ritmiche latine: se nella festa è il momento in cui si inizia a far muovere il culo, nel rito, “Soy Lo Que Soy” è la formula magica, il mantra che serve alla ricerca del proprio essere per affrontare ciò che si è veramente, accettandolo senza paure. Realizzata in collaborazione con i Sotomayor, duo elettronico messicano che incarna alla perfezione il concetto di latin-pop contemporaneo, la traccia è un cocktail irresistibile che shakera 1/3 di pop psichedelico, 1/3 di bassi dance-hall jamaicani e 1/3 di percussioni latine. Con “Flores no mar” si arriva all’offerta votiva alla dea Lemanjá, regina del mare e protettrice di tutte le donne, secondo la religione Candomblé. Con la voce ammaliante della performer brasiliana Emmanuelle che “offre alla dea i suoi fiori preferiti, ballando in un mare sconfinato, nel buio della notte”, Populous torna a esplorare paesaggi sonori psichedelici e tropicali, regalandoci un brano sensuale e avvolgente, omaggio agli afro-samba di Vinicius de Moraes.

La voce suadente della producer argentina Kaleema e il beat tellurico di “Fuera de mi” ci trasportano invece in uno dei momenti culmine della trasformazione: una rinascita che non può che avvenire attraverso una sorta di estasi erotica. Per celebrare M¥SS KETA, la figura più iconica della nuova femminilità, Populous invoca una figura pronta a ricreare una sfida (come in ogni rito di passaggio che si rispetti) di voguing in una infuocata passerella di Milano o di New York: è Gorgeous Kenjii, direttamente dalla House of Gucci, incredibile performer, danzatore e coreografo, “madre” della scena voguing italiana, profondo conoscitore della scena ballroom internazionale, che qui appare anche come seconda voce del pezzo. Vero inno delle ball di tutto il mondo, “House of KETA” nasce il giorno dopo il Milano Pride 2019 quando, come in un’immaginaria riunione della massoneria queer, Populous chiama a raccolta il creative director Protopapa, il producer RIVA ed il collettivo Motel Forlanini (la clique di M¥SS KETA).

Attitudine dub, ritmiche latineggianti e fiati che arrivano direttamente dalla pampa sudamericana sono i tre elementi che danno vita alla strumentale “Banda”, una sorta di dj-tool electro-cumbia in cui Populous collabora con la producer di Buenos Aires Barda. Subito si ricomincia a muovere i fianchi nella successiva “Petalo”, traccia con il featuring dei Weste, che rimbalza come una pallina da ping pong fra Sudamerica e quella Birmingham tanto cara agli Stereolab, per cantare ai quattro angoli del pianeta l’unicità di ogni individuo al di sopra di qualsiasi categorizzazione. Dopo Kaleema (termine zulu che significa “colei che danza”), un’altra figura femminile di danzatrice semidivina appare in “Out of Space”, con il featuring della polistrumentista giapponese Mayuko Hitotsuyanagi aka Cuushe. Si vola in estremo oriente a ballare energicamente una danza senza fine, in un giardino zen illuminato dall’alba. Lisergica, cosmica e a suo modo minimale è “Getting Lost”, inno dolce al perdersi, allo sciogliersi per sottrarsi a ogni tipo di definizione che ingabbia le identità. Un brano che non a caso vede la complicità dell’eterea L I M. “Getting Lost” è, per contrapposizione, il preludio perfetto dell’enigmatica traccia conclusiva, “Roma”, una cavalcata house psichedelica, omaggio all’omonimo film di Cuarón. Scorrono immagini in fast forward di un quartiere illuminato da una luce accecante, viva, con la voce di Lucia Manca a recitare: “Volevo solo andare via da qui… E quando mi ha chiesto dove sarei andata, ho risposto Roma”.

“W” – Tracklist:

  1. Desierto (with Sobrenadar)
  2. Soy Lo Que Soy (with Sotomayor)
  3. Flores No Mar (with Emmanuelle)
  4. Fuera De Mi (with Kaleema)
  5. HOUSE OF KETA (with MYSS KETA, Kenjii, Riva & Protopapa)
  6. Banda (with Barda)
  7. Petalo (with Weste)
  8. Out Of Space (with Cuushe)
  9. Getting Lost (with L I M)
  10. Roma (with Lucia Manca & Matilde Davoli)

 

Si ringrazia come sempre l’Ufficio Stampa GDG Press.

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