Il rap con la guerra negli occhi: “Trankilo”, il nuovo singolo di PZ scritto in vacanza tra le onde del mare e i bombardamenti al TG
Anche mentre ci rilassiamo, il mondo non si ferma. Anzi, esplode. “Trankilo”, il nuovo singolo del rapper modenese d’adozione mantovana PZ, nasce da questo cortocircuito: la quiete apparente che si scontra con la violenza di una realtà globale che continua a bombardare, letteralmente e simbolicamente.
Il brano parte da un’illusoria leggerezza per poi addentrarsi nelle tensioni sociali e geopolitiche che attraversano il presente: la distanza tra chi si gode l’aria di mare e chi vive sotto assedio, tra il sogno di una vita stabile e la resa alle logiche delle multinazionali, tra l’illusione del controllo e la consapevolezza di essere solo pedine in una scacchiera più grande.
«Anche se tutto va a putt**e, resto Trankilo. Perché chi sono io per cambiare le cose?» – PZ
L’artista sottolinea un cinismo diventato consuetudine: restare tranquilli, mentre tutto implode sotto i nostri occhi distratti e si prepara a deflagrare, è spesso l’unica forma possibile di sopravvivenza. Dentro un sistema che ci vuole produttivi, silenziosi, allineati.
Scritto al ritorno da un periodo di ferie in Puglia, “Trankilo” è la forma canzone di una sensazione dissonante: il privilegio del riposo che convive, appena fuori campo, con una realtà che vacilla. PZ mette in fila immagini che sembrano titoli di cronaca: Ucraina, Gaza, Africa, imprenditori strozzati dalle tasse, precari a turni festivi, stipendi bruciati in pochi giorni. Tiene il profilo basso, evita ogni retorica, ma non cede in scrittura: il flow è misurato, chirurgico, «dolcemente avvolto dalla gianduia, col vento che mi culla.»
Il tono non è salvifico; è quello di chi osserva senza ipocrisie, riconoscendo le contraddizioni e tentando di abitarle senza diventarne né vittima né promotore.

E mentre le bombe cadono sul mondo, PZ si interroga su cosa voglia dire, davvero, restare calmi oggi: non un atteggiamento da esibire, né un rifugio spirituale, ma un modo concreto di non farsi travolgere. Forse il solo rimasto.
Dissonanza cognitiva e beat lineare convivono grazie all’impianto minimal ma efficace della produzione, firmata ancora una volta da Gloomy Note. Un loop che non distrae, una ritmica che tiene il tempo – e il passo – di un pensiero che ritorna a bussare, alla mente e alla coscienza.
Tra rap e inflessioni reggae, il brano cammina dritto e avanza, mantenendo l’equilibrio di chi ha qualcosa da dire e sceglie come farlo.
«Ho registrato e masterizzato il brano in una giornata – dichiara PZ -. Volevo un pezzo leggero ma profondo, che parlasse da solo. È venuto fuori di getto, come un bisogno.»
“Trankilo” non vuole fare la morale, ma accendere una consapevolezza: la libertà di staccare è un privilegio, e chi può permetterselo dovrebbe almeno esserne cosciente.
Il videoclip ufficiale, girato a Milano dal videomaker brasiliano Renato Rassan, rinuncia alla narrazione classica e lascia che sia lo spazio a parlare: l’occhio segue PZ in una città che non si ferma mai, mentre il contrasto tra quotidianità e guerra globale rimane sottotraccia, come un pensiero che non si riesce a zittire. Un’ansia diffusa, che scivola tra le strade e sottopelle. Un “Trankilo” solo in apparenza.
«Quattordicesima bruciata in una settimana, non sapeva di fumo ma di Dolce & Gabbana» e «Me ne resto trankilo, anche se esplodono bombe ogni giorno. Trankilo, hombre, non c’è punto di ritorno», sono frammenti di testo che funzionano come appigli nel vuoto sociale, per non affogare nella superficie che continuiamo a chiamare normalità.
Nel testo non c’è alcuna ambizione didascalica, ma la volontà di nominare le cose, lasciando che siano le immagini – quotidiane, crude, ironiche – a tessere la trama del brano. “Trankilo” dice tanto senza dichiarare troppo.
«Il brano parla di un disagio comune – conclude l’artista -. Di quanto sia facile lamentarsi dei nostri problemi, quando altrove si vive con la morte in faccia, ogni giorno. Non volevo spiegare, ma solo mettere in musica quella sensazione.»
“Trankilo” è il paradosso del nostro tempo, trasformato in canzone. Non presenta soluzioni, ma ascoltarlo, forse, ci obbliga a porci le domande giuste.
Si ringrazia come sempre l’Ufficio Stampa Music & Media Press.