Un’Italia che cambia. Una voce che la attraversa e la racconta, partendo da Bologna. In punta di penna
A volte, per raccontare un cambiamento, serve partire dalla pioggia. Una pioggia lenta, quasi surreale, che cade sui ciottoli del centro di Bologna e su una voce che da tempo non cercava canzoni. È lì che nasce “Com’è lucida la città”, il nuovo singolo del cantautore e autore teatrale Antonio Marzo: una ballata scritta all’indomani dello scoppio della guerra in Ucraina – «la prima scintilla», dice – e tornata in studio dopo anni di silenzio discografico. Marzo non firma un omaggio a la Dotta, ma qualcosa di più sottile e complesso: un tentativo di restituire l’identità mutevole di una città – e di un Paese – che ha smesso di nascondersi. Un modo per dire che l’Italia è cambiata. Che ha perso la sua timidezza. E che forse, lo abbiamo fatto anche noi.
Scritta camminando tra le vie lavate dal giorno e inondate di riflessi, in un centro storico che sembrava restare in apnea per non smarrire i propri tratti, mentre l’eco di un’Europa fragile entrava nelle case, nei silenzi, nelle domande di tutti, “Com’è lucida la città” è il risultato di un’urgenza concreta: mettere ordine in ciò che resta, tra la cronaca del mondo e il groviglio dei pensieri.
Bologna, in questo brano, non è sfondo né protagonista.
È specchio, margine, punto di partenza e pretesto per parlare a un’Italia che si interroga: sulle sue città, sulla sua identità, sulle sue parole.
È l’inizio di un nuovo sguardo – personale e musicale -, che parte proprio da qui: dal bisogno di tornare ad osservare le cose senza doverle per forza spiegare. Un’Italia che cambia, mentre prova a riconoscersi nei suoi borghi antichi, nei suoi dettagli, nella nuova grammatica dei luoghi.
Ma cosa significa, oggi, raccontare un Paese che cambia?
E cosa succede quando quel cambiamento lo sentiamo anche dentro di noi – negli occhi, nei passi, nella voce?
È da queste domande che prende forma il brano. Non come risposta, ma come modo per rimanere dentro le cose, per trattenere quello che altrimenti andrebbe perso.
Una necessità tornata a farsi spazio dopo la reunion degli Embargo – gruppo storico progressive-rock con cui Marzo aveva condiviso la stagione più fertile della scena alternativa bolognese. Non per ripetere il passato, ma per dare voce al presente, a ciò che nel frattempo è cambiato: dentro e fuori. Più che di nostalgia, si tratta di un bisogno di sintesi: tenere insieme ciò che è mutato e le tracce di ciò che è sopravvissuto allo scorrere del tempo, trovando per entrambi una lingua nuova. E scrivere. Non per spiegare, ma per tenere insieme le fratture. E non perdersi, imparando ad osservare da un altro punto di vista.
«Le canzoni hanno ricominciato a bussare quando tutto sembrava incerto: fuori e dentro di me – racconta Marzo -. ”Com’è lucida la città” è nata camminando sotto la pioggia. L’ho scritta pensando a Bologna, ma non solo. È un brano che parla di come i luoghi ti cambiano, e di come tu, a un certo punto, impari a guardarli con occhi nuovi. È successo anche a me.»

Tra i ciottoli del centro, i muri rossi, lo «spicchio di marmo rosa» e il suono lento della pioggia, ha preso vita una riflessione non malinconica ma consapevole. La città è diventa la perfetta metafora di un’epoca futura possibile, in cui finalmente non si avrà più il timore di chiamare le cose con il proprio nome.
Nel testo, linee semplici ma mai ingenue («La gente non corre veloce, si è accorta che si può stare bene») accompagnano l’ascolto fino a una chiusura che non simboleggia una resa, ma un appello civile. Un invito che parte da Bologna e si estende a tutte le città italiane che oggi rischiano di smarrire il proprio centro – simbolico e reale – nel frastuono del cambiamento:
«Bologna non ti dimenticare chi sei, non ti scordare cosa vuoi, per rimanere così, bella così.»
Antonio Marzo è un artista laterale, ma mai marginale. Non è un esordiente. E nemmeno un outsider da ridurre a categoria, incasellandolo con facili etichette. È un autore che ha scelto la coerenza alla rincorsa, e la continuità a ogni possibile effimera esposizione. Dal teatro-canzone alla canzone d’autore, ha tracciato un percorso ibrido e personale, sempre in ascolto e sempre in dialogo con il proprio tempo.
Dopo il recente spettacolo “Storia semiseria di una rockstar mai nata” – presentato a Bologna lo scorso febbraio, con un sold out in teatro -, l’uscita del singolo segna l’inizio del nuovo ciclo discografico “Oltremarzo”: un album scritto tra le pieghe della quotidianità e le crepe di nuove inquietudini. Canzoni che partono dalla città per interrogare il presente, l’identità, la possibilità di restare sé stessi in un’epoca che cambia tutto – tranne le domande.
«Non sono mai stato uno che insegue palchi grandi – conclude Marzo -. Ma non mi sono mai fermato. Le mie canzoni si muovono tra l’ironia e la malinconia, come sguardi obliqui sul mondo: disillusi, ma mai privi di speranza.»
Prodotta da Giancarlo Di Maria, con mix e mastering a cura di Marco Borsatti, “Com’è lucida la città” vede la partecipazione di Iarin Munari alla batteria, Marco Dirani al basso, Mattia Tedesco alla chitarra, e lo stesso Di Maria alle tastiere.
“Com’è lucida la città” non descrive Bologna. Ci entra in punta di piedi.
In un momento in cui molte città italiane diventano oggetto di narrazione estetica, turismo aggressivo o storytelling d’occasione, riducendosi a fondali da cartolina, questo brano sceglie la strada opposta: non abbellisce, non denuncia, non semplifica. Racconta. Domanda. Invita a riflettere. E lo fa con un tono a mezz’aria tra diario e canzone civile, restituendo alla città — e al Paese intero — l’opportunità di essere luogo, spazio di vita, non solo meta da promuovere.
Un punto da cui si può ancora partire.
E tornare.
Senza sentirsi fuori posto.

Biografia.
Antonio Marzo è un cantautore e autore teatrale bolognese, indipendente e laterale, da sempre in bilico tra musica, scrittura e arte performativa. La sua produzione si muove ai margini delle rotte canoniche, con una poetica che intreccia canzone d’autore, teatro-canzone, ironia e malinconia, senza mai cedere alla semplificazione o a forzature d’immagine. Dopo gli esordi con il gruppo prog-rock Embargo – attivo nella scena alternativa bolognese negli anni Ottanta-Novanta – Marzo intraprende un percorso solista altrettanto personale, lontano da ogni rincorsa di visibilità. “Primo di Marzo” è il suo primo lavoro da solista: un album autoprodotto che già rivela il suo stile obliquo, a tratti surreale, sospeso tra realtà e immaginazione. Negli anni successivi alterna la scrittura musicale a quella teatrale, dando vita a progetti ibridi, tra cui spettacoli originali (Mescola, Mescola, Mescola, 2018), regie di testi cult (A piedi nudi nel parco, 2023) e performance di teatro-canzone. Tra questi, Storia semiseria di una rockstar mai nata — presentato nel 2025 a Bologna con un teatro sold out – un’autobiografia scenica che attraversa l’arte e la disillusione, l’ironia e la resistenza: un manifesto personale, scritto e interpretato in prima persona. Nel frattempo, prosegue la produzione musicale, con brani come “Riscaldamento” – sigla della trasmissione Salotto Mondiale in onda su èTV e Italia1 – e “Elis”, registrato presso il Condulmer Recording Studio e portato al Festival della Canzone di Fiuggi. A questi si affianca il secondo album autoprodotto, “Stomaco e Cervello”, e diverse collaborazioni live, tra cui l’incontro con Francesco Baccini in occasione del Festivalbar e di Vota la Voce. La sua musica nasce quasi sempre da voce e chitarra, per poi arricchirsi di arrangiamenti raffinati e visioni testuali che oscillano tra il racconto autobiografico e l’osservazione del reale. Tra i riferimenti dichiarati: Alan Sorrenti, i Pink Floyd e la scuola italiana d’autore. Nel 2025 torna in studio per la realizzazione di “Oltremarzo”, un nuovo progetto discografico che segna l’inizio di una fase più matura, più lucida, più essenziale. Le canzoni non rincorrono trend né stili, ma scavano nelle crepe del presente per restituirne un’eco sincera, fragile, viva. “Com’è lucida la città” – primo estratto dal disco – è una ballata civile scritta sotto la pioggia, tra i ciottoli di Bologna e le domande lasciate in sospeso da un’Italia che cambia. Parallelamente alla sua attività artistica, Antonio è anche imprenditore nel settore IT: ha fondato e dirige una società bolognese attiva nello sviluppo di soluzioni tecnologiche innovative. Un’altra forma di progettazione, che corre in parallelo ma non in conflitto con la sua visione artistica.
Si ringrazia come sempre l’Ufficio Stampa Music & Media Press.
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