Da Napoli al mondo: Eric Mormile illumina e rivoluziona le tradizioni con “Quanta Luce”, il suo atteso debut album

Pic by Diana De Luca

L’arte incontra la musica, la tradizione sfida l’innovazione, il passato e il futuro si intrecciano in un abbraccio caloroso e appassionato: tutto questo è solo una piccola parte di ciò che il cantautore e polistrumentista partenopeo Eric Mormile ci regala con il suo atteso debut album, “Quanta Luce“.

Dieci brani intrisi di emozioni e poesia, un’esplorazione profonda della vita e della società attraverso la lente unica della lingua napoletana. L’artista, con il suo estro creativo che ha affascinato pubblico e critica sin dal debutto, ci guida in un viaggio di armonie sperimentali capaci di andare oltre il semplice ascolto, invitandoci a riflettere sulle sfumature più profonde della nostra esistenza.

Il disco, che trae il suo titolo dall’omonimo singolo d’esordio (di cui vi abbiamo parlato qui), rappresenta un’apertura spirituale e concettuale dell’intero progetto, rispecchiandone il tema centrale: la luce interiore, l’anima, il cuore, la ragione e la riflessione. Eric Mormile, con profonda saggezza, sottolinea come queste dimensioni dell’essere, se coltivate con cura, non possano far altro che generare bellezza, una meraviglia consapevole che consente a ciascuno di noi di brillare, esprimendo appieno le proprie potenzialità, senza bisogno alcuno di offuscare chi ci circonda. “Quanta Luce” è la risposta in musica a tutti quei quesiti, a tutti quei dubbi, che bussano alla porta del nostro Io, facendoci vacillare sulle nostre abilità e sulla nostra innata capacità di risplendere.

In questo contesto di evoluzione interiore, “Quanta Luce” supera i confini del prodotto musicale fine a se stesso, rappresentando una vera e propria opera d’arte che, abbracciando la lingua della terra natale dell’artista, si fa veicolo di un importantissimo messaggio universale, quello di credere in se stessi, nel proprio bagliore unico, autentico e personale, al di là di ogni difficoltà e influenza esterna.

Sebbene non si tratti di un concept album, ogni brano è in grado di offrire nuove e coinvolgenti prospettive sulla vita, sulla società e sulle emozioni umane; ogni brano è una preziosissima gemma melodica, un piccolo tassello del mosaico interiore di Eric, che invita gli ascoltatori ad immergersi nel percorso con mente aperta, meditando su ogni singola tematica proposta, per trasformare l’ascolto in un’esperienza profonda e duratura.

«Questo mio primo progetto full length – dichiara Mormile -, non segue un vero e proprio concept, ma è piuttosto una raccolta di storie, riflessioni ed emozioni che ho voluto condividere con il pubblico. Ogni canzone è un capitolo diverso, una finestra aperta sulla mia visione della vita e della società. Invito chiunque lo ascolti a mantenere la mente aperta, con la consapevolezza di non star ascoltando un prodotto convenzionale, bensì un tentativo artistico di sperimentazione testuale e sonora».

Una delle caratteristiche distintive di “Quanta Luce” è infatti la sua eclettica fusione di generi e stili interpretativi. Eric Mormile viaggia tra la New Wave, il Synth Pop e la World Music, sfidando la tradizione musicale napoletana per creare qualcosa di nuovo, fresco ed esplorativo, pur riuscendo a rimanere costantemente riconoscibile e fedele a se stesso. Questa audacia artistica, è stata elogiata dalla critica, che ha definito l’approccio musicale di Mormile come innovativo, illuminante e piacevolmente spiazzante. Una svolta verso sonorità e tematiche più elettriche e sociali, in contrasto con la canzone napoletana classica, che il cantautore classe ‘94 ha scelto di lasciare fuori dal suo percorso artistico per dar vita ad una narrazione unica e incontaminata.

La creazione del disco è stata un processo affascinante: lo stesso Eric ha rivelato che le sonorità sono fluite sempre prima delle parole, un cambiamento notevole rispetto al suo metodo creativo abituale, in cui testi e melodia si sviluppano parallelamente. Tuttavia, questo nuovo approccio, ha portato ad un’interessantissima sinergia tra musica e testi, permettendo ad ogni brano di fluire in modo naturale e autentico. In studio, l’artista ha registrato e programmato tutti gli strumenti da solo, ma ha anche collaborato con due colleghi straordinari: Alessio Castaldi, che ha conferito al brano “Nun Pozzo Cchiù Guarì” la magia del suo sax, ed Anna Galiano, che ha aggiunto la sua splendida voce a “Venere”.

«Questo album – conclude Mormile – è nato dalla passione per l’arte e la musica, dalla voglia di esplorare territori inesplorati e di creare qualcosa di permanente nelle vostre memorie. Spero che ogni traccia possa ispirare una riflessione, una connessione emotiva o anche solo un momento di bellezza nella vostra giornata. Grazie per essere parte di questo viaggio con me».

Ogni brano di “Quanta Luce” è come un figlio per Eric; ogni canzone si fa portavoce di una storia diversa, arricchendo l’opera con una varietà di temi e sfaccettature che lo rendono un’esperienza sensoriale unica nel suo genere.

Il disco è accompagnato dal videoclip ufficiale e dall’ingresso in rotazione radiofonica di “Angele ‘e cera”, quarta traccia del progetto da cui si evince la profonda passione e dedizione del cantautore per tutte le meravigliose sfaccettature dell’arte.

A seguire, tracklist e track by track del disco:

“Quanta Luce” – Tracklist:

1. Quanta Luce
2. Venere
3. ‘A Gente Mia
4. Angele ‘e Cera
5. Gaia
6. Nu Gabbiano
7. Nun Pozzo Cchiù Guarì
8. Anema ‘e Lione
9. Palomma ‘e Rosa
10. Danza Mmiezo ‘o Ffuoco

“Quanta Luce” – Il disco raccontato dall’artista:

Quanta Luce: il primo singolo, uscito a Febbraio, nonché title track del disco. È un brano New Wave/Synth Pop ispirato alla scena più post-punk del genere (primissimi Ultravox, A Flock of Seagulls e Devo). Il solo di chitarra è un mio personale tributo ad Eddie Van Halen, anche se è stato inciso ben prima della sua scomparsa. La canzone parla dell’emarginazione e di come combatterla semplicemente essendo se stessi e mostrando tutto il proprio splendore interno. È un inno alla perseveranza, poiché l’emarginazione fortunatamente non dura per sempre, e chi non comprende e bullizza, alla fine va semplicemente ignorato.

Venere: questa canzone è fortemente influenzata dalle sonorità di Phil Collins e da alcune tematiche testuali dei Matia Bazar. È il primo featuring presente in questa tracklist. Ho chiesto alla mia amica Anna Galiano di duettare con me su questo brano, e il risultato è una congiunzione perfetta di due anime che si fondono magnificamente. Il brano potrebbe sembrare trattare di un amore eterno, ma in realtà parla dell’ispirazione che arriva ogni volta che scrivo. L’illuminazione è rappresentata dalla bellezza di una dea (Venere), che supera l’eternità. Questo concetto è nato quando ho assistito a una performance di Antonella Ruggiero a Salerno, che mi ha ispirato profondamente.

‘A Gente Mia: testualmente parlando, si tratta di uno sfogo nato da tutta una serie di cose che mi tocca leggere ogni giorno: insulti razziali, offese gratuite ed espressioni di ingiustificata frustrazione da parte di molte persone irrispettose verso tutti noi del sud. Sono stato al nord abbastanza da sapere che per fortuna non tutti sono così, ma mi è venuto naturale scrivere questo pezzo per ‘’mettere anche i puntini sulle i’’. Il concetto musicale mi è stato ispirato dall’aver ascoltato ‘’Brigante se More’’ dei Musicanova e dall’aver istantaneamente pensato ‘’E se facessi un canto di battaglia del genere, ma utilizzando sonorità elettroniche?’’. L’influenza musicale, invece, arriva sicuramente dalle cose un po’ più oscure e recenti di Peter Gabriel, con quel po’ di distorsione in più, una miscela di World Music e Rock.

Angele ‘e Cera: quarto ed ultimo singolo tratto da questo disco. Musicalmente parlando, si tratta di un brano Synth Pop molto ispirato alle sonorità dei Mr. Mister. Questa canzone è nata per un precedente progetto musicale per cui scrivevo testi e sporadicamente musiche. In questo caso, avevo la melodia ben chiara, ma ancora niente testo, quindi, quando chiesi di consiglio su cosa avrei dovuto scrivere, uno dei suggerimenti fu quello di una storia reale: una persona cara dalle precarie condizioni fisiche persa prematuramente. Ed ecco che quindi, io che in famiglia ho il caso di un soggetto fragile, scrissi il testo pensando a come avrei reagito io se fosse accaduto a me. Il ritornello di fatto è una riflessione: le difficoltà della vita consumano anche le persone fragili, ma il tempo non cancellerà mai il loro ricordo. Il videoclip che accompagna il brano è stato girato ad Ischia: Sergio Angrisani, mio cugino, già autore del video di ‘’Anema ‘e Lione’’, ha curato regia e montaggio con me. Diana De Luca ed Elvira Fiore, duo già vincente del video di ‘’Nun Pozzo Cchiù Guarì’’, compaiono anche qui; la prima cura la direzione artistica e la copertina del singolo, la seconda, veste nuovamente il ruolo di modella. Come in ‘’Anema ‘e Lione’’, lo sviluppo dello storyboard del video è opera mia. Ischia è un luogo che frequento assiduamente ogni estate da quando sono nato, ma soprattutto, è uno di quei posti dove nascono spesso i miei testi o le mie idee musicali. A posteriori, riguardando tutto il lavoro del video musicale finito e riflettendo sulla tematica, ho pensato ad una ‘’dedica involontaria’’ agli abitanti dell’isola, rei di perdite di persone care tra recenti terremoti e catastrofi naturali.

Gaia: brano New Wave/Synth Pop ispirato agli Ultravox e al nome antico della Madre Terra, Gaia. Il testo è un richiamo all’ambiente e alla necessità di smettere di distruggere la Terra per il profitto. L’ispirazione è venuta da discorsi di George Carlin sulla Terra come organismo autorigenerante. Il brano è stato scritto in risposta alla mancanza di canzoni ambientaliste in napoletano e alla mia volontà di affrontare questo tema.

Nu Gabbiano: ispirato alle sonorità dei Tears for Fears, è una riflessione sul desiderio umano di volare. Il gabbiano è un simbolo per chi vive al mare nel Sud d’Italia, e il testo riflette su come il verso dell’animale sia familiare e rappresenti il concetto di casa.

Nun Pozzo Cchiù Guarì: si tratta del secondo singolo che ha anticipato il disco ed è una collaborazione musicale con il saxofonista Alessio Castaldi. La canzone è ispirata ai suoni di Peter Gabriel, Sting e i Mr. Mister. Il testo riflette sull’amore come una malattia da cui non si può guarire ma che è al tempo stesso autocurante.

Anema ‘e Lione: terzo singolo apripista dell’album, è un brano Synth Pop di stampo Funk ispirato alle canzoni ballabili di Mr. Mister, Level 42 e Howard Jones. Il testo celebra le persone che lavorano duramente per perseguire i propri sogni ed obiettivi. Il brano è diventato involontariamente un inno proletario, poiché è stato pubblicato durante un periodo in cui non tutti potevano permettersi una vacanza.

Palomma ‘e Rosa: anche questa canzone è ispirata a Mango. Il testo riflette sulla pace come una colomba che porta conforto a chi ha perso la speranza e a coloro che hanno perduto i loro cari a causa della guerra. La canzone è breve, ma profonda e atmosferica.

Danza Mmiezo ‘o Ffuoco: aggiunta come traccia finale, vuole concludere l’album in maniera positiva. È un brano motivazionale di stampo Synth Pop ispirato alle canzoni più ballabili di artisti come Franco Battiato e i Matia Bazar. Il testo riflette sulla resilienza e sull’importanza di affrontare le sfide con coraggio. É un inno a non arrendersi mai di fronte alle difficoltà.

Con “Quanta Luce”, Eric Mormile offre al mondo un’opera musicale unica e avvincente che sfida le convenzioni, riconfermandosi come uno dei talenti più versatili, e al tempo stesso riconoscibili, della scena pop-rock italiana.

 

Si ringrazia come sempre l’Ufficio Stampa Music & Media Press.

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