Intervista a Ghiaccio: “Nel mio futuro, vedo la musica al centro”

Oggi abbiamo il piacere di proporvi la nostra intervista a Ghiaccio, al secolo Stefano Cocco, che ha recentemente rilasciato il suo primo progetto full length, “Un Giorno Tutto Questo Ci Farà Ridere” (Dischi Soviet).

Il disco, giunto in Redazione in copia fisica – ringraziamo l’Ufficio Stampa di Dischi Soviet – è un concentrato delle esperienze e delle sensazioni che il brillante cantautore classe 1991 ha vissuto nella transizione dall’università all’età adulta, un cammino intriso di speranze, ansie, sogni e timori.

Un album completo, incisivo e ricco di sfumature, musicali, sperimentali e d’animo.

Di seguito, la nostra intervista; buona lettura!

Ciao Stefano, qual è il filo conduttore del nuovo album?

Ciao! Il filo conduttore dell’album è la voglia di superare il disorientamento del passaggio verso la vita adulta, quando bisogna trovare la propria strada e arrivano le prime vere responsabilità. Nel mio caso è stato un processo difficile e con molti interrogativi, quindi quello che ho cercato di fare è stato proprio raccontare questo percorso di scoperta riguardo a sé, alle relazioni, a ciò che fa stare male e stare bene.

Un disco che racconta anche le tue paure, come gestire l’ansia per esempio. Giusto?

Sì esatto. L’ansia è stata la principale difficoltà che mi sono trovato a dover affrontare nel periodo in cui ho scritto questo disco, tra il 2019 e il 2020. Paradossalmente è stata una forte fonte di stimolo, perché la musica è diventata non solo una passione, ma un modo per superare questo stato, una vera e propria terapia.

Quali sono le certezze che hai acquisito?

Non so se posso parlare di certezze, ma sicuramente ora ho molto più chiaro cosa mi fa stare bene e cosa no. Sto cercando di avere meno aspettative nei confronti di quello che faccio e delle persone, un errore che spesso mi ha fregato in passato. Una cosa di cui sono sicuro ora è che la musica è la mia forma di espressione, al di là del successo o insuccesso del mio progetto musicale. Questa presa di coscienza mi ha dato una certa serenità.

Cosa pensi della nuova generazione?

Non credo di conoscerla veramente, ma sento che c’è sicuramente una frattura sempre maggiore con la musica suonata. Da quel punto di vista, per quanto senta delle cose anche molto interessanti, mi dispiace che si sia persa la voglia di imbracciare degli strumenti veri e sentire che rumore fanno. Più in generale, penso che essere adolescenti o giovani oggi non sia così facile, date le prospettive del mondo in cui viviamo, per cui ogni forma di creatività e condivisione attraverso la musica va incoraggiata e stimolata.

Come vedi il tuo futuro?

Lo vedo sicuramente con la musica al centro. Anche se non ne farò un lavoro, anche se non avrò il successo che sembra essere sempre più difficile riuscire ad avere in Italia per le proposte musicali “alternative”. Mi vedo a portare avanti il mio progetto ma anche a collaborare con altri artisti. Spero in particolare di approfondire la mia conoscenza in fatto di produzione e registrazione, che per inclinazione personale sono gli aspetti che più mi entusiasmano del processo musicale.

 

Si ringraziano Ghiaccio e l’Ufficio Stampa di Dischi Soviet.

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